sabato 23 aprile 2016

Qualcosa di travolgente (Something Wild, 1986) di Jonathan Demme

Il tranquillo agente di cambio Charlie Driggs vive un’esistenza monotona e inerte, tra successi professionali e un matrimonio fallito alle spalle. Ma tutto cambia di colpo quando incontra la bella e disinibita Lulù, un’autentica bomba sexy che vaga per le strade di Manhattan, che lo coinvolge in un folle weekend tutto sesso e trasgressioni. Irretito dal fascino impetuoso della donna, Charlie sta al gioco e dimostra di essere “portato” per questo tipo di cose, che aveva sempre pavidamente represso in nome del conformismo. Ma ben presto egli scopre che la donna non è chi dice di essere e nasconde la sua vera identità di madre affettuosa con ex marito poco raccomandabile appena uscito di galera. Pazzamente innamorato di lei, Charlie dovrà lottare duramente per poterla avere tutta per sé. Spumeggiante commedia fuori di testa diretta da Demme con briosa esuberanza, con ritmo incalzante e con una sorprendente ricchezza d’invenzioni, che passano dall’erotismo conturbante al melodramma rosa, dal thriller giallo all’irresistibile girandola tragicomica. Chi ci ha visto una propaggine ideale del Fuori Orario di Scorsese non ha preso un abbaglio, ma l’autore possiede il talento e la personalità necessarie per andare oltre il semplice “clone” e mettere in piedi un film vibrante e spudorato, intenso e aggressivo, che vive di vita propria e ci travolge nella sua esplosione di allegra stravaganza. La trasformazione “on the road” del film e dei personaggi nella seconda parte, con la virata sentimentale che sembra quasi rinnegare il tono trasgressivo della prima, va letta come un semiserio romanzo di formazione, modellato sulla metamorfosi fisica e psicologica dell’esplosiva protagonista, che cita a ripetizione i grandi classici dell’età d’oro di Hollywood, da Pabst a Hawks, passando anche per Hitchcock. Questo mirabolante magma di suggestioni, provocazioni e variazioni gioca abilmente con lo spettatore (nei suoi ribaltoni) e mette in gioco tematiche non banali come la confusione d’identità sessuale nel moderno rapporto tra maschio e femmina e la crisi del modello “yuppie” di benessere preconfezionato imposto dal sogno americano. Sotto la patina giuliva questo film nasconde un animo coraggioso, un registro brillante ed una preziosa confezione tecnica che si avvale di alcune trovate visivamente geniali (la rapina vista attraverso le telecamere del circuito chiuso di sicurezza) e di una sfavillante carica di anarchica vitalità. Nel cast tra Jeff Daniels e Ray Liotta, svetta la super sexy Melanie Griffith, che è un’autentica forza della natura. In Italia questo film è stato ampiamente sottovalutato e non ha ottenuto il successo che meritava, ma è da recuperare assolutamente.

Voto:
voto: 4/5

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