L’ingegner
Antonio Berlingheri, vanitoso industriale milanese di mezza età, s’imbatte in
un gruppo di allegri giovani e decide di trascorrere con loro un weekend al
mare. L’uomo s’invaghisce della bella Francesca e diventa così oggetto di
scherno di tutta la comitiva. La domenica passerà in fretta e con essa l’ultima
illusione di gioventù dell’uomo. Ognuno tornerà alle proprie vite ed egli dovrà
rendersi conto che il tempo passato non può tornare indietro. Brillante
commedia di costume di Salce, che oscilla costantemente tra comico e drammatico
nella sua calibrata commistione di malinconia, perfidia, sensualità, dileggio
caricaturale e satira sociale. Sotto la patina apparentemente svagata si
nasconde un film complesso sulla contrapposizione di due generazioni, una
lucida istantanea dell’atmosfera degli anni ’60 e un’amara riflessione sulla
patetica spavalderia della borghesia italiana nei primi anni del boom
economico. E’ una delle migliori opere del regista romano, che si avvale delle
briose interpretazioni di un irresistibile Ugo Tognazzi e di una Catherine Spaak
tutto pepe. In particolare Tognazzi è bravissimo nel rendere il suo personaggio
una perfetta maschera grottesca dell’industrialotto rampante, in bilico tra
moralismo dozzinale e meschina indulgenza verso quella gioventù capricciosa che
cerca ridicolmente d’ingraziarsi. L’autore non risparmia i suoi caustici strali
nemmeno ai giovani compagni occasionali di Berlingheri, raffigurandoli come
viziati, superficiali e già invischiati in quella crisi di idee e di valori
portata dal consumismo. Sceneggiato dalla storica coppia Castellano e Pipolo,
qui alla seconda delle nove collaborazioni col regista, ebbe diversi problemi
con la censura a causa del suo linguaggio, ritenuto sboccato per l’epoca, e per
certi contenuti “poco edificanti”.
La
frase: “Mai mettere la donna sul piano
sentimentale... sempre sul piano orizzontale”
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