mercoledì 27 aprile 2016

La voglia matta (La voglia matta, 1962) di Luciano Salce

L’ingegner Antonio Berlingheri, vanitoso industriale milanese di mezza età, s’imbatte in un gruppo di allegri giovani e decide di trascorrere con loro un weekend al mare. L’uomo s’invaghisce della bella Francesca e diventa così oggetto di scherno di tutta la comitiva. La domenica passerà in fretta e con essa l’ultima illusione di gioventù dell’uomo. Ognuno tornerà alle proprie vite ed egli dovrà rendersi conto che il tempo passato non può tornare indietro. Brillante commedia di costume di Salce, che oscilla costantemente tra comico e drammatico nella sua calibrata commistione di malinconia, perfidia, sensualità, dileggio caricaturale e satira sociale. Sotto la patina apparentemente svagata si nasconde un film complesso sulla contrapposizione di due generazioni, una lucida istantanea dell’atmosfera degli anni ’60 e un’amara riflessione sulla patetica spavalderia della borghesia italiana nei primi anni del boom economico. E’ una delle migliori opere del regista romano, che si avvale delle briose interpretazioni di un irresistibile Ugo Tognazzi e di una Catherine Spaak tutto pepe. In particolare Tognazzi è bravissimo nel rendere il suo personaggio una perfetta maschera grottesca dell’industrialotto rampante, in bilico tra moralismo dozzinale e meschina indulgenza verso quella gioventù capricciosa che cerca ridicolmente d’ingraziarsi. L’autore non risparmia i suoi caustici strali nemmeno ai giovani compagni occasionali di Berlingheri, raffigurandoli come viziati, superficiali e già invischiati in quella crisi di idee e di valori portata dal consumismo. Sceneggiato dalla storica coppia Castellano e Pipolo, qui alla seconda delle nove collaborazioni col regista, ebbe diversi problemi con la censura a causa del suo linguaggio, ritenuto sboccato per l’epoca, e per certi contenuti “poco edificanti”.

La frase:Mai mettere la donna sul piano sentimentale... sempre sul piano orizzontale

Voto:
voto: 4/5

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