lunedì 18 aprile 2016

Mortacci (Mortacci, 1989) di Sergio Citti

Prima di entrare nell’Aldilà i trapassati si trovano in una sorta di limbo sospeso, dove stazionano finché sulla terra c’è qualcuno che li ricorda. Tra loro vi sono defunti recenti e secolari, poveri e ricchi, umili e potenti, poeti e imbroglioni, attori e belle donne, con il losco Domenico, guardiano del cimitero, a fare da intermezzo terreno alle loro storie. Bizzarra commedia romanesca di Sergio Citti sospesa tra il macabro e il poetico, il trucido e il filosofico, l’umoristico e il drammatico. Ora greve ora geniale, è un irresistibile compendio di storie grottesche sotto forma di surreale farsa di costume, tenute insieme dal “mattatore” Vittorio Gassman, istrione impenitente all’apice del suo cinismo goliardico, nel ruolo del custode cimiteriale Domenico. Leggenda vuole che l’idea e il titolo del film siano stati suggeriti a Citti dal suo maestro Pasolini, sulle cui orme il capace regista “borgataro” si è sempre mosso. Per alcuni il film è una malsana rapsodia un po’ noiosa di situazioni grevi, per altri è una fantasmagorica opera di culto di impudente vivacità. Per il sottoscritto è una gradevole commedia delirante piena di momenti ben riusciti, sicuramente squilibrata e disomogenea, ma ampiamente riscattata dalle sue punte di pungente umorismo nero. Il cast, oltre al giù citato Gassman, è indubbiamente sontuoso per un prodotto di questo tipo: Malcolm McDowell, Carol Alt, Mariangela Melato, Sergio Rubini, Aldo Giuffré, Galeazzo Benti. Consigliato agli amanti del cinema italiano “underground” (che probabilmente lo conoscono già a memoria).

Voto:
voto: 3,5/5

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