martedì 12 aprile 2016

Professione: reporter (The Passenger, 1975) di Michelangelo Antonioni

David Locke, giornalista televisivo di grande successo, viene inviato in nord Africa per un servizio sulla guerriglia locale. Profondamente annoiato dalla sua vita, ha l’occasione di cambiarla all’improvviso con un colpo di mano. Durante il suo viaggio nel Sahara egli s’imbatte nel cadavere di un uomo che gli somiglia molto, morto d’infarto in un piccolo albergo, e decide di inscenare la sua finta morte per assumerne l’identità. Per Locke, divenuto David Robertson, inizia di colpo un’esistenza nuova, stimolante e avventurosa. Ma il nostro non può sapere di aver scelto l’uomo sbagliato per ricominciare daccapo. Dramma esistenziale dai risvolti thriller in cui lo stile, le atmosfere e il fascino visivo contano più della storia e dei personaggi. Il grande regista ferrarese mette in scena, ancora una volta, il vuoto, il nulla, il male di vivere che sempre attanaglia i suoi personaggi, borghesi di successo, e li rende fantasmi inerti di un mondo sofferente. Il risultato è un ipnotico film intimista d’avventura dai risvolti pirandelliani, con evidenti riferimenti autobiografici, non privi di autocritica, e denso di contrasti stranianti, come gli accostamenti scenografici tra un’Africa multicolore e le bizzarre architetture di Gaudì nelle scene a Barcellona. L’autore utilizza una messa in scena astratta, reticente, allusiva, un’essenzialità rigorosa e “nuda”, fondata sull’assenza più che sulla presenza, che sembra rinnegare l’impianto narrativo romanzesco del classico scambio di persona. Il simbolismo più pregnante dell’opera è il deserto sahariano, che viene idealmente sovrapposto a quello interiore di Locke, e la sua doppia vita diventa l’emblema di un inestirpabile tormento interiore, che Antonioni estende all’intero mondo occidentale. Nel buon cast internazionale segnaliamo Jack Nicholson e Maria Schneider, entrambi calati con sensibile dedizione nei rispettivi ruoli. Splendida e famosa la lunga sequenza finale con un piano sequenza di sette minuti, in cui il virtuosismo tecnico del regista si esalta in tutta la sua originalità espressiva.

Voto:
voto: 4/5

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