martedì 12 aprile 2016

Identificazione di una donna (Identificazione di una donna, 1982) di Michelangelo Antonioni

Il regista Niccolò, alla disperata ricerca di una protagonista femminile per il suo nuovo film, incontra l’affascinante Mavi, con cui intreccia una relazione appassionata. Pedinato e minacciato da un misterioso anonimo che gli intima di troncare il rapporto, l’uomo cerca di trovare una spiegazione fino a che Mavi sparisce nel nulla. Durante la ricerca della ragazza, Niccolò conosce Ida, borghese solare e concreta, che, in attesa di un figlio da un precedente compagno, rifiuta una fugace relazione con lui. Rassegnato sul fatto di non riuscire a trovare una degna protagonista, Niccolò decide di cambiare il soggetto del suo film, orientandosi sulla fantascienza. Questo sereno dramma sentimentale, non privo di lucida ironia e di riflessioni psicanalitiche, è una tortuosa istantanea del labirinto di stati d’animo del suo autore, che, attraverso la messa in scena dei contrasti di coppia tra l’inquieto Niccolò e le due donne incontrate nel suo percorso, ci parla dell’impotenza (e della resa) di fronte alla ricerca della donna ideale. L’atavica caccia del femminino eterno è, dunque, solo un sogno, un desiderio impossibile, un vagheggio inafferrabile, essendo la donna una creatura intrinsecamente debole, problematica, sfuggente, irrisolta. Più che dalla consueta crisi esistenziale, pur presente ma più sfumata rispetto alle opere precedenti dell’autore, le tensioni sentimentali sembrano nascere dalle profonde differenze di classe, di sensibilità, di età e di formazione culturale tra i personaggi. E’ un dolente film d’amore, più fisico e più concreto rispetto agli standard del regista, che ha però i suoi momenti migliori nei tocchi subliminali, nelle sottili nevrosi che strisciano sotto la pelle di una vicenda che stinge nel giallo, nelle sequenze di forte matrice simbolica (la strada sommersa dalla nebbia, la scala a chiocciola, la casa sospesa). Fedele alla poetica alienata e indecifrabile del suo autore, Identificazione di una donna è un film che sembra accusare una certa stanchezza ideologica, che si esplica nell’evidente incertezza narrativa di fondo. L’apparente novità dell’uso più massiccio dei dialoghi, rispetto ai lunghi enigmatici silenzi delle opere migliori, non convince appieno e produce più di un dubbio sulla scelta dell’interprete principale: un Tomas Milian che sembra poco a suo agio in un ruolo trattenuto. Completano il cast Daniela Silverio e Christine Boisson, la cui fisicità generosamente esibita conferisce alla pellicola un più deciso tocco erotico. E’ indubbiamente un’opera minore nella filmografia di Antonioni, ma non priva di fascino ipnotico e di fervida ambiguità nelle sequenze migliori.

Voto:
voto: 3,5/5

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