sabato 23 aprile 2016

Serpico (Serpico, 1973) di Sidney Lumet

Frank Serpico è un giovane poliziotto italoamericano nella New York degli anni ’70. Idealista ed entusiasta del suo lavoro si scontra presto con la corruzione, molta diffusa nel suo dipartimento e tranquillamente accettata dai colleghi più anziani, cinici e spesso conniventi. Serpico decide di denunciare la cosa ai superiori e per lui inizia un tormentato percorso di emarginazione, trasferimenti e minacce di morte. Vibrante dramma biografico di Lumet, ispirato alla vera storia dell’oriundo Frank Serpico che ha combattuto una dura battaglia legale e privata contro il marcio ampiamente diffuso nella polizia newyorkese. E’ un classico del cinema americano d’impegno civile degli anni ’70, buon successo di critica e pubblico e con un grande Al Pacino (che fu candidato all’Oscar come miglior attore protagonista) nei panni di Serpico, “giustiziere” metropolitano capellone e sboccato, ma anche puro e intransigente nella sua onestà. Lumet dirige con il solito tocco lucido ed elegante, mescolando con sapienza denuncia sociale e indignazione morale, ma il suo eroe appare troppo monolitico e trasparente per risultare realmente credibile e interessante. E se le ambientazioni in una “grande mela” fetida e piena di vermi sono straordinarie (il vero punto di forza dell’opera), la riverenza agiografica rispetto al personaggio principale tende ad appiattire i contenuti ideologici del film, indebolendo la portata della denuncia. Come in tutte le pellicole “a tesi” la linea di confine tra obiettività e demagogia è sempre molto sottile ed è su questo contrasto che si gioca la sua riuscita. In ogni caso il film, a mio avviso sopravvalutato, ha folte schiere di ammiratori che lo considerano un cult imprescindibile, ma vale principalmente come manifesto d’epoca, con le sue atmosfere sordide ed il look coatto-cristologico di Serpico, che avrà influenza anche sul “poliziottesco” italiano. Il commento musicale mischia arie classiche di Giacomo Puccini alle composizioni originali, un po’ invadenti, di Mikis Theodorakis. Per nostalgici degli anni ’70.

Voto:
voto: 3,5/5

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