Hank e Frannie sono una coppia annoiata
in una fase di stanca del loro rapporto. Lui è uno sfasciacarrozze e lei fa l’impiegata
di un’agenzia di viaggi. Durante la notte del 4 luglio, festa dell’indipendenza
americana, trascorsa a Las Vegas, i due si concedono un momento di folle
evasione. Così Hank vivrà una storia con una bella circense e Frannie con un
cameriere che cerca di sfondare come cantante. Ma alle luci dell’alba i due rinsaviscono
e decidono di tornare insieme. Musical sentimentale in forma di coloratissima
fiaba onirica, tutta costruita sull’utilizzo sperimentale di nuove tecniche
visive (basate sull’elettronica televisiva) e sulle atmosfere conturbanti che la
rendono tanto bella quanto fragile, proprio come un sogno. Alla sua uscita fu
un flop clamoroso, disprezzato da pubblico e critica che non ne colsero la
bellezza surreale ed il coraggio innovativo. Il disastro commerciale causò il
fallimento temporaneo della casa di produzione del regista, l’American Zoetrope.
In questo film controverso, considerato da tutti minore nella filmografia
coppoliana, il grande autore italoamericano dà fondo a tutto il suo estro
visionario, sempre al confine con quel manierismo barocco, tipico della sua
innata opulenza artistica. Egli realizza una sorta di idolatria dedicata al
culto dell’immagine e mette in scena un potente omaggio al cinema classico ed
al suo antico senso di spettacolo della visione, con suggestioni estetiche che
oscillano tra il fantasy e la commedia musicale, con decise pennellate di
romanticismo magico. L’approccio è quello totalmente istintivo di un bambino
che disegna liberamente utilizzando una tavolozza di colori, con tutti gli
ambienti scenici interamente ricostruiti in studio, dando vita ad una possente
riflessione poetica sulla finzione del cinema, un’apologia della creazione
artistica. Coppola maneggia il pennello visivo con entusiasmo trasognato e
solletica le nostre recondite fantasie inconsce di evasione, abbandonandosi
ad un erotismo frizzante e leggero. Le mirabolanti invenzioni stilistiche, le
citazioni colte (la scena dell’incontro tra Hank e la sensuale Leila è un
chiaro omaggio a Fellini), la magica ricreazione di Las Vegas in teatri di posa
e l’intimo senso metaforico di favola sommessa sull’alienazione di coppia nella
consumistica società americana, garantiscono al film una dignità artistica che
solo in pochi gli hanno saputo riconoscere. Va comunque detto che lo squilibrio
tra forma e contenuto, tra il rutilante apparato figurativo e la labile sostanza
narrativa, è innegabile perché la debole sceneggiatura è quasi un mero pretesto
per inscenare il fantastico mondo onirico immaginato dal regista. Nel cast
citiamo Frederic Forrest, Teri Garr, Raul Julia e Nastassja Kinski. Vanno
ancora segnalate la splendida fotografia “elettrica” del grande Vittorio
Storaro e le belle le musiche di Tom Waits. Sottovalutato e maltrattato oltre
misura con assurdo accanimento, è un’opera pregevole da riscoprire e da
rivalutare per quello che è realmente: un magnifico sogno al neon, lungo due
ore.
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