martedì 5 aprile 2016

Cotton Club (The Cotton Club, 1984) di Francis Ford Coppola

New York, anni ’20: il trombettista jazz Dixie Dwyer salva la vita a Dutch Schultz, temuto boss della malavita cittadina. Il gangster prende il giovane musicista sotto la sua ala protettrice e lo fa assumere in uno dei più celebri locali notturni della “grande mela”, il rinomato “Cotton Club”. Dixie fa rapidamente carriera, si trasferisce a Hollywood per poi tornare, qualche anno dopo, ricco e famoso. Ma quando l’uomo cede al fascino della bella Vera, amante del boss, le cose si complicano. Sontuoso dramma gangsteristico sotto forma di sentito omaggio a un locale leggendario degli anni ruggenti, il celebre “Cotton Club” di Harlem, culla del jazz nero nord americano, in cui si sono esibiti mitici musicisti come Duke Ellington, Cab Calloway e Ethel Waters. Sceneggiato da Mario Puzo e William Kennedy, doveva essere diretto dal secondo che però si rivolse a Coppola per la modifica di alcune parti dello script. Alla fine il Maestro italoamericano, pur essendo subentrato a progetto in corso, decise anche di dirigerlo, vista la sua passione per gli anni d’oro del jazz e la sua familiarità al genere crime. Eccellente nella ricostruzione storico ambientale, curatissimo nei dettagli e nella ricreazione delle atmosfere d’epoca, è un grande affresco storico musicale dell’America dei gangster, con concessioni al melodramma ed una magistrale colonna sonora, basata sulle vere note dei grandi che si esibirono nel famoso locale. Con una confezione elegantissima, uno stile ricercato ed un’aura di pura gloria rievocativa, questa splendida elogia malinconica di un periodo irripetibile è una delle indubbie vette tra i gangster movie degli anni ’80. Tra piombo e note, glamour e pupe, un Coppola in forma smagliante dirige divinamente e si avvale di una formidabile squadra di tecnici, tra cui è impossibile non citare la nostra Milena Canonero ai costumi e il grande John Barry alla colonna sonora, vera anima del film. Nel ricco cast segnaliamo Richard Gere, Gregory Hines, Diane Lane, Lonette McKee, Bob Hoskins e James Remar, con Gere che suona la tromba “dal vivo” senza ricorrere al doppiaggio. Almeno due sequenze memorabili, personaggi ben calibrati, dialoghi pungenti e la folgorante bellezza della Lane rifulge dallo schermo. Fu incredibilmente snobbato alla sua uscita, ma è da annoverare tra i capolavori di “seconda fascia” del grande regista italoamericano.

Voto:
voto: 4,5/5

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