Nella
Roma dei primi anni ’50, vessata dalla disoccupazione, oltre duecento giovani
donne si presentano in risposta all’annuncio di lavoro di una ditta che cerca
una dattilografa. Tra di esse vi sono le più disparate personalità: figlie di
famiglia a cui non basta il salario paterno per sopravvivere, nobili decadute,
signore con marito disoccupato, prostitute che cercano di cambiar vita.
Accalcate sulla rampa di scale che conduce allo studio dove sostenere il
colloquio, le donne fanno conoscenza, parlano e litigano per far rispettare
l’ordine della lunga fila. Ma la tragedia è dietro l’angolo: la pressione della
folla e la confusione causata dal litigio provoca un crollo della scala, che
causerà la morte di una delle ragazze e parecchi feriti. Rigoroso dramma
storico di De Santis, che realizza il suo film migliore ed uno dei risultati
più alti e convincenti dell’ultimo periodo del neorealismo italiano.
Puntiglioso nella ricostruzione dei fatti e appassionato nella raffigurazione
di un vivace microcosmo femminile (ricco di figure simboliche che rappresentano
perfettamente la realtà popolare di quel periodo storico), il film è ispirato
ad un reale fatto di cronaca, avvenuto a Roma nel quartiere Salario, in via
Savoia 31, il 14 gennaio 1951. L’affresco messo in piedi dal regista, che si
avvale di un’eccellente sceneggiatura scritta, tra gli altri, da Zavattini e
Sonego, è vibrante, intenso e teso, e vale come ispirata istantanea della
condizione femminile nei primi anni del boom economico, oltre che come
indignata requisitoria contro l’ingiustizia sociale. Nel cast figurano Lucia
Bosè, Carla Del Poggio, Delia Scala, Raf Vallone, Massimo Girotti e Paolo
Stoppa. Presero parte alla pellicola, in qualità di comparse, tre donne
realmente coinvolte nella tragedia del crollo.
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