martedì 12 aprile 2016

Al di là delle nuvole (Beyond the clouds, 1995) di Michelangelo Antonioni, Wim Wenders

Quattro storie d’amore diverse collegate da una quinta che funge da collante: quella di un regista che visita i luoghi dell’azione (Ferrara, Portofino, Parigi, Aix-en-Provence) per sopralluoghi. Due giovani s’incontrano, si piacciono, vanno a letto ma non consumano il rapporto sessuale, per l’ambizione di prolungare il desiderio attraverso la rinuncia. Un regista passa la notte con una ragazza che gli confessa di aver ucciso suo padre in modo efferato. Una coppia in aperto conflitto si lascia andare al reciproco tradimento. Una giovane che sta per prendere i voti viene corteggiata con insistenza nella sua ultima notte da laica. Dopo tredici anni di assenza, per motivi di salute, un Antonioni invecchiato e debilitato ritorna alla regia con questo esile mosaico amoroso, patinato e disomogeneo, che riflette sull’inevitabile incompiutezza di ogni relazione sentimentale. Diretto “a quattro mani” con il tedesco Wim Wenders, da sempre grande estimatore del maestro italiano, è un affresco troppo stanco e sbiadito che non rende giustizia alla grandezza degli autori. I primi due episodi sono imbarazzanti, gli ultimi due risollevano, in parte, il tono del film con impudente ironia (il terzo) e sofferta intensità (il quarto). Nell’artificio del regista burattinaio (interpretato da John Malkovich) si vede chiaramente la mano di Wenders che, per sua stessa ammissione, si è fatto quasi sempre da parte per lasciare campo libero al vecchio maestro ferrarese. Del grande cast internazionale fanno parte Fanny Ardant, Chiara Caselli, Irène Jacob, Sophie Marceau, Jean Reno, Kim Rossi Stuart, Inés Sastre, Peter Weller. Il vero momento magico del film è il cameo di Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau, per celebrare il capolavoro La notte. Trattasi di opera minore, nostalgica e fuori tempo massimo.

Voto:
voto: 3/5

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