martedì 5 aprile 2016

Tucker - Un uomo e il suo sogno (Tucker: The Man and His Dream, 1988) di Francis Ford Coppola

Negli anni ’40 Preston Tucker, geniale imprenditore del settore automobilistico, realizza un nuovo modello di macchina, la Tucker Torpedo, più veloce, più confortevole e meno ingombrante rispetto ai canoni dell’epoca. Osteggiato dalle grandi major del settore, che ne temono l’estro inventivo e l’esuberanza innovativa, viene ingiustamente accusato di aver copiato idee altrui. Nonostante il riconoscimento finale di non colpevolezza, il lungo dibattimento legale causerà la rovina economica di Tucker ed il fallimento della sua impresa. Gli resteranno tanti rimpianti e cinquanta modelli della sua Torpedo, che diverranno presto pezzi da collezione. Amara apologia sul Sogno americano, ispirato a una storia vera, che analizza nel dettaglio il mito del self made man, ovvero quello che il modello economico a stelle e strisce rappresenta nell’immaginario collettivo. Sfavillante nella prima parte (il cui frenetico ottimismo contagioso sembra guardare al cinema di Frank Capra) e disincanto nella seconda (in cui il sogno si rivelerà soltanto un sogno), è una grande parabola sullo spirito d’innovazione, sul genio creativo e su come questi debbano, purtroppo, scontarsi con le ciniche logiche di un mondo corrotto, dominato da “squali” avidi e reazionari. E’ evidente anche allo spettatore più distratto che Coppola ci sta parlando anche di sé stesso. Le analogie tra lui e Tucker sono chiarissime, così come lo scontro impari con le lobby della sua industria che mandarono in rovina la sua casa di produzione American Zoetrope. In questa biografia romanzata e autobiografica, non priva di corrosivi umori polemici verso i grandi poteri economici e politici, tutto è luccicante e tutto è grandioso: dalla splendida fotografia di Vittorio Storaro alle elegantissime scenografie, dall’imponente ricostruzione delle ambientazioni d’epoca alle musiche di Joe Jackson, dalla regia agile e matura alle interpretazioni del cast stellare, in cui svetta l’istrione Jeff Bridges, ma anche gli altri sono eccellenti, a cominciare da Dean Stockwell che quasi si mangia il film in un breve cameo nei panni di Howard Hughes. A completare la squadra d’interpreti ci sono Joan Allen, Martin Landau, Frederic Forrest e Christian Slater. Prodotto dall’amico George Lucas, è uno dei migliori risultati del Maestro italoamericano negli anni ’80. L’autore si conferma capace di essere ugualmente grande sia nei progetti magniloquenti che in quelli indipendenti, dimostrando un’invidiabile padronanza di tutta la materia cinema. Coppola alza il tiro e si rivolge direttamente a quell’ottuso potere corporativo che frena, ostacola e mortifica i talenti visionari come lui (e come Tucker), che sognano di poter cambiare il mondo, con un film o con un’automobile.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento