martedì 5 aprile 2016

I ragazzi della 56ª strada (The Outsiders, 1983) di Francis Ford Coppola

A Tusla (Oklahoma), negli anni ’60, due bande giovanili di strada si spartiscono il territorio e, quando vengono a contatto, sono botte da orbi. Da un lato ci sono i “Greasers”, ispanici proletari dai capelli impomatati, e dall’altro i “Socials”, bianchi e di famiglia agiata. Durante uno scontro con i rivali, Dallas, capo dei “Greasers”, uccide un avversario per salvare l’amico Pony Boy, debole e goffo. Dovrà darsi alla macchia insieme a due compagni e per i tre sarà l’inizio di un’avventurosa latitanza. Tratto dal romanzo omonimo di Susan E. Hinton, questo intenso dramma giovanile è un affresco esagitato e vigoroso del malessere profondo delle città statunitensi, in cui la mitologia del sogno americano ha generato vaste spaccature sociali e grosse sacche di malcontento, con inevitabili scoppi di violenza. In un paese così grande, in cui un crogiolo di razze e di lingue diverse sono tenute insieme da un giovane concetto d’identità nazionale, un paese caratterizzato da clamorosi squilibri economici, scarsa cultura e con il seme della ferocia insito nel DNA, i focolai di scontro sociale e le corporazioni “tribali” sono inevitabili e, infatti, compaiono già durante la prima adolescenza. Con un’estetica sontuosa ed un ritmo teso, Coppola dà fondo al suo innato senso del melodramma tragico per tratteggiare una sorta di Gioventù bruciata corale e struggente, dai colori fiammeggianti e con un amaro retrogusto malinconico, che stinge nel tenero. Non tutto funziona a dovere, ad esempio le caratterizzazioni dei personaggi indulgono sovente nel manicheismo e la retorica fa capolino qua e là, ma gli interpreti sono bravissimi (Matt Dillon specialmente), le atmosfere sono ammalianti ed alcuni momenti lirici sanno toccare le corde giuste. Fresco e genuino nel suo spirito ribelle, questo film vanta vaste schiere di appassionati e trasuda, attraverso la sua veemente carica umana, tutto l’amore dell’autore per i suoi personaggi, brutali ma anche teneri nella loro impudente ingenuità. Tra i tanti nomi famosi presenti nel cast ricordiamo Matt Dillon, Ralph Macchio, Patrick Swayze, Emilio Estevez, Tom Cruise, Diane Lane. Nella colonna sonora, composta da Carmine Coppola, spicca la dolcissima “Stay gold” di Stevie Wonder. Nel momento più intenso del film viene recitata una bella poesia di Robert Frost, riportata qui sotto, come simbolo vibrante della magia fugace dell’età giovanile. Le splendide panoramiche di Coppola fanno da magnifica cornice ad un momento cinematografico indubbiamente alto.

La frase:Niente che sia d'oro resta. In natura, il primo verde è dorato e subito svanisce. Il primo germoglio è un fiore che dura solo un'ora, poi a foglia segue foglia. Come l'Eden affondò nel dolore, così oggi affonda l'aurora. Niente che sia d'oro resta.”

Voto:
voto: 4/5

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