A Tusla (Oklahoma), negli anni ’60, due
bande giovanili di strada si spartiscono il territorio e, quando vengono a
contatto, sono botte da orbi. Da un lato ci sono i “Greasers”, ispanici proletari dai capelli impomatati, e dall’altro
i “Socials”, bianchi e di famiglia
agiata. Durante uno scontro con i rivali, Dallas, capo dei “Greasers”, uccide un avversario per
salvare l’amico Pony Boy, debole e goffo. Dovrà darsi alla macchia insieme a
due compagni e per i tre sarà l’inizio di un’avventurosa latitanza. Tratto dal
romanzo omonimo di Susan E. Hinton, questo intenso dramma giovanile è un
affresco esagitato e vigoroso del malessere profondo delle città statunitensi,
in cui la mitologia del sogno americano ha generato vaste spaccature sociali e
grosse sacche di malcontento, con inevitabili scoppi di violenza. In un paese
così grande, in cui un crogiolo di razze e di lingue diverse sono tenute
insieme da un giovane concetto d’identità nazionale, un paese caratterizzato da
clamorosi squilibri economici, scarsa cultura e con il seme della ferocia
insito nel DNA, i focolai di scontro sociale e le corporazioni “tribali” sono
inevitabili e, infatti, compaiono già durante la prima adolescenza. Con un’estetica
sontuosa ed un ritmo teso, Coppola dà fondo al suo innato senso del melodramma
tragico per tratteggiare una sorta di Gioventù
bruciata corale e struggente, dai colori fiammeggianti e con un amaro
retrogusto malinconico, che stinge nel tenero. Non tutto funziona a dovere, ad
esempio le caratterizzazioni dei personaggi indulgono sovente nel manicheismo e
la retorica fa capolino qua e là, ma gli interpreti sono bravissimi (Matt
Dillon specialmente), le atmosfere sono ammalianti ed alcuni momenti lirici
sanno toccare le corde giuste. Fresco e genuino nel suo spirito ribelle, questo
film vanta vaste schiere di appassionati e trasuda, attraverso la sua veemente
carica umana, tutto l’amore dell’autore per i suoi personaggi, brutali ma anche
teneri nella loro impudente ingenuità. Tra i tanti nomi famosi presenti nel
cast ricordiamo Matt Dillon, Ralph Macchio, Patrick Swayze, Emilio Estevez, Tom
Cruise, Diane Lane. Nella colonna sonora, composta da Carmine Coppola, spicca
la dolcissima “Stay gold” di Stevie
Wonder. Nel momento più intenso del film viene recitata una bella poesia di Robert
Frost, riportata qui sotto, come simbolo vibrante della magia fugace dell’età
giovanile. Le splendide panoramiche di Coppola fanno da magnifica cornice ad un
momento cinematografico indubbiamente alto.
La frase: “Niente
che sia d'oro resta. In natura, il primo verde è dorato e subito svanisce. Il
primo germoglio è un fiore che dura solo un'ora, poi a foglia segue foglia.
Come l'Eden affondò nel dolore, così oggi affonda l'aurora. Niente che sia
d'oro resta.”
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