giovedì 7 aprile 2016

Il gioco di Ripley (Ripley's Game, 2002) di Liliana Cavani

Il subdolo avventuriero Tom Ripley, raffinato trafficante di opere d’arte e losco manipolatore amorale, conduce una vita lussuosa in una villa del Veneto insieme alla sua riservata amante. Per accontentare un suo socio decide di plagiare l’onesto corniciaio Jonathan Trevanny, malato terminale di leucemia, per convincerlo a commettere un omicidio a pagamento. Sarà l’inizio di una spirale di violenza senza fine. Ritorno al cinema della Cavani, dopo quasi dieci anni di assenza, con quello che è anche, al momento, il suo ultimo opus per il grande schermo. Tratto dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith (uscito in Italia col titolo “L’amico americano”), che fu già adattato per il cinema da Wim Wenders nel 1977, ha per protagonista lo sgradevole Tom Ripley, personaggio letterario creato dalla Highsmith, presente in cinque suoi romanzi e portato sul grande schermo per la quarta volta (dopo Clément, Wenders e Minghella). E’ indubbiamente un film minore nella filmografia della regista emiliana, un lavoro su commissione fatto con il pilota automatico, girato con estetica “televisiva” e del tutto privo dello stile tipico dell’autrice. Si avvale di una buona prima parte in cui è apprezzabile il tentativo di fornire una caratterizzazione originale del personaggio di Ripley, molto distante dalle precedenti istanze viste al cinema. E’ soprattutto grazie all’istrionica interpretazione del mimetico John Malkovich, che conferisce al protagonista un diabolico carisma da esteta del crimine, che il film si regge in piedi nella prima ora, per poi sfaldarsi clamorosamente in una serie di situazioni assurde, alcune delle quali sfiorano il ridicolo involontario. L’anima nera del film, ovvero l’ambiguo rapporto tra Ripley e la sua vittima (il corniciaio), che avrebbe dovuto fornire lo spunto per una riflessione sul fascino torbido del male, viene affrontato in maniera superficiale, con lampi ironici che lasciano perplessi. La Cavani sembra aver perso il suo tocco magico e, dopo questo film “stanco”, ha preferito dedicarsi alla televisione.

Voto:
voto: 2,5/5

Nessun commento:

Posta un commento