martedì 19 aprile 2016

Matador (Matador, 1986) di Pedro Almodóvar

Diego Montes è un famoso matador che ha dovuto lasciare le corride per un incidente e adesso insegna in una scuola di tauromachia. Ma per soddisfare il suo paranoico bisogno di uccidere, che non lo ha mai abbandonato, l’uomo ammazza le sue amanti nel culmine dell’atto sessuale, per poi seppellirne i corpi in giardino. Quando un suo giovane allievo, Angel, plagiato dal carisma di Diego e con evidenti disagi psicosessuali causati da una madre castrante, si accusa degli omicidi, avviene il fatale incontro tra il matador e la bella avvocatessa, María Cardenal, che difende il ragazzo. María, a sua volta psicopatica, condivide la stessa passione di Diego per il sangue e la morte ed ha anche lei oscuri segreti da nascondere. Tra i due scoppierà una passione inarrestabile che li condurrà ad un’insana decisione: darsi reciprocamente la morte nel momento dell’orgasmo durante un’eclissi solare. Truce thriller melodrammatico di Almodóvar incentrato sul mito della corrida, espressione viscerale e feroce dell’anima spagnola, caliente e cruenta. L’idea di base dell’opera, scritta dal regista insieme al romanziere Jesús Ferrero, è quella di inscenare una metafora della corrida con gli esseri umani al posto dei tori, stabilendo ardite connessioni con la mitologia classica (Eros e Thanatos), con l’esoterismo astrologico (l’eclisse) e con un astrattismo primordiale che anela ad un concetto orgasmico dell’esistenza, in cui il contatto tra delitto e passione costituisce l’estasi suprema di un aberrante misticismo. Il film ha un indubbio fascino malsano ed alcuni momenti di surreale simbolismo sono molto riusciti, ma lo stile del regista appare ancora grezzo, incapace di donare omogeneità ad un flusso narrativo che procede sconnesso tra personaggi pittoreschi, situazioni grottesche e grossolane cadute nel kitsch, elemento caratteristico del primo periodo di Almodóvar e della sua estetica del brutto. Gli attori principali (Nacho Martínez, Assumpta Serna, Antonio Banderas) sono bravi e credibili nei rispettivi ruoli ma il tono esasperato e la ridondanza espressiva finiscono per togliere rigore ad un soggetto interessante, che poteva essere rappresentato con più fertile sobrietà e con meno impulso.

La frase:Quando due astri si frappongono, la loro luce apparente si estingue, ma nella loro breve convergenza acquistano una nuova luminosità nera e ardente.” 

Voto:
voto: 3/5

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