Diego
Montes è un famoso matador che ha dovuto lasciare le corride per un incidente e
adesso insegna in una scuola di tauromachia. Ma per soddisfare il suo paranoico
bisogno di uccidere, che non lo ha mai abbandonato, l’uomo ammazza le sue
amanti nel culmine dell’atto sessuale, per poi seppellirne i corpi in giardino.
Quando un suo giovane allievo, Angel, plagiato dal carisma di Diego e con
evidenti disagi psicosessuali causati da una madre castrante, si accusa degli
omicidi, avviene il fatale incontro tra il matador e la bella avvocatessa, María Cardenal,
che difende il ragazzo. María, a sua volta psicopatica, condivide la stessa
passione di Diego per il sangue e la morte ed ha anche lei oscuri segreti da
nascondere. Tra i due scoppierà una passione inarrestabile che li condurrà ad
un’insana decisione: darsi reciprocamente la morte nel momento dell’orgasmo
durante un’eclissi solare. Truce thriller melodrammatico di Almodóvar
incentrato sul mito della corrida, espressione viscerale e feroce dell’anima
spagnola, caliente e
cruenta. L’idea di base dell’opera, scritta dal regista insieme al romanziere Jesús
Ferrero, è quella di inscenare una metafora della corrida con gli esseri umani
al posto dei tori, stabilendo ardite connessioni con la mitologia classica (Eros
e Thanatos), con l’esoterismo astrologico (l’eclisse) e con un
astrattismo primordiale che anela ad un concetto orgasmico dell’esistenza, in
cui il contatto tra delitto e passione costituisce l’estasi suprema di un aberrante
misticismo. Il film ha un indubbio fascino malsano ed alcuni momenti di
surreale simbolismo sono molto riusciti, ma lo stile del regista appare ancora
grezzo, incapace di donare omogeneità ad un flusso narrativo che procede
sconnesso tra personaggi pittoreschi, situazioni grottesche e grossolane cadute
nel kitsch, elemento caratteristico del primo periodo di Almodóvar e della sua
estetica del brutto. Gli attori principali (Nacho Martínez, Assumpta Serna,
Antonio Banderas) sono bravi e credibili nei rispettivi ruoli ma il tono
esasperato e la ridondanza espressiva finiscono per togliere rigore ad un
soggetto interessante, che poteva essere rappresentato con più fertile sobrietà
e con meno impulso.
La
frase: “Quando due astri si frappongono, la loro
luce apparente si estingue, ma nella loro breve convergenza acquistano una nuova luminosità nera e ardente.”
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento