Nella Chicago di Al Capone, due musicisti
squattrinati, Joe (Tony Curtis) e Jerry (Jack Lemmon) cercano di sbarcare il
lunario suonando in improvvisate orchestrine di terz’ordine. Testimoni
involontari della sanguinosa strage di San Valentino, in cui Capone fece
uccidere sette tra i suoi rivali dai suoi gangster travestiti da poliziotti, i
due sono costretti ad una fuga precipitosa e, per sfuggire ai criminali che li
braccano, decidono di vestirsi da donne, diventando Josephine e Daphne. Partite
per la Florida
insieme ad un’orchestra rigorosamente al femminile, conoscono la biondissima Zucchero
Kandinsky (Marilyn Monroe), bomba sexy suonatrice di ukulele e col vizio
dell’alcool. Inevitabilmente Joe e Jerry s’innamorano di lei e ci vorranno
nuovi cambi d’identità per provare a conquistarla. Esilarante commedia degli
inganni, capolavoro di Wilder, che gioca abilmente sull’identità, sessuale, dei
protagonisti in un rondò farsesco sospeso tra sensualità e tenerezza. Secondo
la maggior parte dei critici è la “commedia perfetta”, la migliore in assoluto mai
prodotta dal cinema hollywoodiano. Di sicuro è una tra le più belle, le più
scattanti, le più divertenti e di maggior successo. La personalità del grande
regista si evince già dal titolo, perentorio ed ammiccante, secondo alcuni
copiato da un vecchio film di Bob Hope degli anni ’30, secondo altri derivato
dalla corrente musicale “Hot Jazz”, di cui l’autore era appassionato. La stessa
idea di far cominciare una commedia partendo da una strage mafiosa, tra l’altro
realmente accaduta, è originale ed ardita, ma si rivelò vincente per
l’improvviso stravolgimento del registro narrativo, dal tragico al comico
farsesco, che conferisce al tutto un tono surreale, favorendo la benevola
accettazione delle tante situazioni grottesche della seconda parte (va
ricordato che il travestitismo era un tabù inaccettabile in quegli anni). Il
geniale Wilder, maestro della commedia, costruisce, con perfida malizia, una
briosa apologia dell’inganno, che scivola leggera sul filo sottile
dell’equivoco, per ottenere una potente carica ambigua, la massima resa comica
ed una conturbante malia sensuale. Ovviamente tutto è più facile quando si
dispone di una Marilyn Monroe nel cast, la cui carica erotica, straordinaria,
inonda lo spettatore, tracimando dallo schermo, in ogni inquadratura, fin da
quando sbuca giuliva, in vestaglia, dalla cabina letto sul treno per la Florida. E la bionda diva, che
qui ci regala, probabilmente, la sua interpretazione più brillante e
convincente, regge perfettamente i tempi comici e l’esuberanza gestuale dei due
scatenati protagonisti, tra cui Curtis fa il cascamorto e Lemmon il riservato.
Di questa commedia esplosiva tante sono le scene, gli aneddoti e le frasi
passate alla storia. Per citarne una per ogni gruppo diciamo: la scena in cui
Joe assume le sembianze di Junior, ricco petroliere invaghito della bella
Zucchero, che si dichiara sessualmente impotente per convincerla a “guarirlo”.
In questa scena irresistibile Wilder realizza il sogno proibito di milioni di
americani: avere Marilyn come “terapista” sessuale. L’aneddoto è direttamente collegato
alla scena in questione, infatti Tony Curtis dichiarò, in seguito, che “baciare Marilyn è come baciare Hitler”,
anche se poi, nella sequenza “incriminata” nessuno ebbe quella sensazione. Ed
infine la frase, “beh, nessuno è perfetto”,
con cui Lemmon chiude il film, che è entrata a far parte “naturalmente” del
linguaggio popolare, e di cui, magari, i più ignorano la reale provenienza. La
“commedia perfetta” vinse un solo Oscar, ai costumi, sulle sei candidature
totali, ma è rimasta, ancora oggi, nel cuore del pubblico.
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