Chicago, anni ’30: Henry
Gondorff e Johnny Hooker sono due imbroglioni, abili e affascinanti, che
organizzano una geniale truffa ai danni di un pericoloso gangster, Lonnegan,
per sottrargli un’ingente somma di denaro e vendicare un comune amico. Tra
situazioni pericolose, messe in scena abilissime e trovate mirabolanti, la
“stangata” riuscirà. Dopo l’ottimo western “oltre cortina” Butch Cassidy, George Roy Hill ripropone la medesima coppia di
“fuoriclasse”, Paul Newman e Robert Redford, alla loro ultima trionfale collaborazione
insieme, in questa commedia rutilante, briosa, irresistibile, dalla verve esplosiva e dalle mille
invenzioni. Numerosi i meriti del film: sceneggiatura solida, suggestiva messa
in scena che, grazie alla fotografia, alle scenografie, ai costumi, garantisce
una ricostruzione sontuosa dell’America della Grande depressione, e le
splendide musiche di Marvin Hamlisch, in particolare il memorabile motivetto ragtime rimasto celeberrimo,
restituiscono l’atmosfera dei tempi con la loro suggestione retrò. E ancora: la
grande prova collettiva del cast, Newman e Redford sono bravissimi ma anche
Robert Shaw tratteggia un villain di notevole
carisma, i personaggi adorabili per la loro simpatia canagliesca e per quella
fragilità che garantisce sempre una totale empatia con lo spettatore, la
genialità del piano ordito dai due protagonisti a danno di Lonnegan, i colpi di
scena giusti al momento giusto. Tutto funziona con un meccanismo perfetto in
questa sfavillante commedia dell’inganno, che ha anche la furbizia necessaria
per accaparrarsi un plebiscito di consensi grazie all’edificante, ma garbato,
idealismo di fondo. La sferzante ironia di fondo, sincera e accattivante, è il
collante che tiene insieme le varie parti della pellicola, nelle sue incursioni
nel drammatico o nel tragico prima di rientrare nel suo elegante vestito da
commedia, ed è anche la chiave del successo di una formula che, oggi come
allora, funziona egregiamente e piace a tutti, cinefili e mainstreamers. Fu un grande successo mondiale e venne pluripremiato
dall’Academy con ben sette Oscar: film, regia, sceneggiatura, scenografia,
costumi, montaggio, colonna sonora. Tra gli attori solo Redford ebbe la
nomination, anche se Newman la meritava di più, ma il premio andò a Jack Lemmon
per Salvate la tigre. E’ uno dei
capisaldi del cinema d’evasione, praticamente intramontabile.
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