San Francisco, anni ’60: Joanna Drayton è
una giovane donna, bella e radiosa, figlia adorata di Matt e Christina Drayton,
che l’hanno cresciuta con idee moderne e liberali. Ma quando la ragazza si
presenta a casa con il suo fidanzato, John Prentice, da poco conosciuto alle
isole Hawaii, un bel giovanotto alto ed elegante, dai modi garbati, di
professione medico, ma di colore, metterà a dura prova l’apertura mentale dei
suoi genitori. Dopo una certa riluttanza, i vecchi Drayton iniziano un intenso dialogo
con John e rimangono colpiti dal suo carisma, dalla sua cultura e
dall’intensità del sentimento che i due giovani dichiarano di provare l’uno per
l’altro. Ma la situazione precipita ulteriormente quando Joanna li informa di
aver invitato a cena i genitori di John, a loro volta ignari che il figlio ha
scelto di fidanzarsi con una donna bianca. Celeberrima commedia hollywoodiana,
cavallo di battaglia di quello spirito liberal
sbandierato, spesso per sfoggio elitario più che per reale convinzione, dalla middle class americana negli anni ’60,
sull’onda della presidenza Kennedy e delle battaglie ideologiche di Martin
Luther King. Diretta con mestiere da Stanley Kramer, sembra essere il punto
d’arrivo naturale della vecchia commedia sofisticata, a cominciare dalla straordinaria
coppia di attori protagonisti, Spencer Tracy e Katharine Hepburn, tornati
insieme, purtroppo per l’ultima volta, sul grande schermo. Garbata nel tono,
moderata nel punto di vista, edificante nella risoluzione, inevitabilmente a
lieto fine secondo gli standard di Hollywood, è però, parimenti, agile nel
ritmo, brillante nei dialoghi, imparziale sulla spinosa questione razziale e
ottimamente recitata da tutto il cast. Ambientata quasi interamente in interni,
intrattiene con raffinata intelligenza e, nonostante le troppe cadute nel
sentimentalismo del finale mieloso, ha classe da vendere. A parte la solida
coppia di fuoriclasse Hepburn – Tracy, spicca il fascinoso Sidney Poitier,
primo attore di colore ad essere ammesso nello star system hollywoodiano. Fu un grande successo di pubblico ed
ebbe dieci candidature agli Oscar, vincendone due: la sceneggiatura e la Hepburn, alla sua seconda
statuetta (a fine carriera saranno quattro!). E’ stato l’ultimo film del grande
Spencer Tracy, che era già molto malato e riuscì a finire le riprese a stento,
morendo pochi giorni dopo. La sua interpretazione è intensa, elegante e
commovente, l’ultima perla di una luminosa carriera.
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