Hartford, Connecticut, 1957: i Whitaker
sono una famiglia benestante, invidiata e dall’apparenza impeccabile, composta
dal marito Frank (Dennis Quaid), capo di un’azienda che vende televisori, dalla
moglie Cathy (Julianne Moore), casalinga irreprensibile, e due splendidi figli,
David e Janice. Ma, un giorno, tutto cambia quando Cathy scopre, casualmente,
che il marito è bisessuale e intrattiene rapporti occasionali con uomini
conosciuti in locali poco raccomandabili. Sconvolta e disgustata, sceglie di
salvare le apparenze familiari, ma si lega in un’amicizia profonda, che ben
presto assumerà i connotati di un amore platonico, con il giardiniere di
colore. Dovrà subire gli strali della comunità intera, invidiosa, bigotta e
razzista, che non aspettava altro che poter spargere fango sui Whitaker.
Fiammeggiante melodramma di assoluta bellezza, pregevole eleganza, sontuosa
impaginazione estetica e rigorosa ricostruzione ambientale che, rievocando con
passione e nostalgia stili ed atmosfere dell’epoca, omaggia il cinema americano
degli anni ’50, in particolare le commedie romantiche di Douglas Sirk. Il
meschino conformismo di una società dedita ai convenevoli leziosi, al bisbiglio
furtivo, al pettegolezzo vigliacco, ci rimanda un’inquietante retrospettiva di
quel mondo lontano, idealizzato dal ricordo nostalgico e, solo apparentemente,
ingenuo. E l’evidente disagio che ne deriva, che è lo stesso provato dalla
splendida protagonista, stride apertamente con l’entusiasmante bellezza formale
dell’opera, in un ossimoro di fervida suggestione. Candidato a 4 premi Oscar
non ne vinse nessuno, ma la bravissima Julianne Moore, che qui ci delizia con
una performance misurata ma che lascia trasparire, dallo sguardo, tutto un
mondo di passione che cova sotto la cenere, fu giustamente premiata con la Coppa Volpi per la migliore
interpretazione femminile al Festival del Cinema di Venezia. I cromatismi
enfatizzati della fotografia di Ed Lachman, che esaltano sia le emozioni trattenute
del personaggio di Cathy sia la bellezza mozzafiato dei colori autunnali del
Connecticut, sono un autentico capolavoro stilistico. La struggente colonna
sonora del film fu l’ultima composizione del grande Elmer Bernstein.
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