Nella Chicago degli anni ’30, durante il
proibizionismo, la gang criminali si contendono, a colpi di mitra, il business
dello spaccio clandestino di alcolici. Lo spietato Tony Camonte sbaraglia la
concorrenza, uccide tutti i suoi oppositori ed arriva ai vertici del crimine
organizzato della città nordamericana. Con lui c’è il fido Rinaldo, braccio
destro e amico, ma il rapporto morboso tra Tony e sua sorella Cesca, di cui è
follemente geloso, li porterà alla rovina. Quando Tony scopre che Rinaldo ha
sposato la ragazza, lo uccide, accecato da insana gelosia. La polizia userà
questo delitto per incastrarlo e Camonte cadrà, insieme alla sorella, sotto i
colpi d’arma da fuoco degli agenti. Eccezionale ritratto in nero di un boss del
crimine, chiaramente ispirato alle nefande gesta del giovane Al Capone, messo
in scena da Hawks con grande forza espressiva, estrema violenza visuale e
solenne senso tragico nella sua parabola di ascesa e caduta. Il personaggio di
Camonte, sanguinario, freddo, amorale, brutale è un “eroe” negativo dedito al
male, ma non privo di fascino oscuro, la qual cosa sconvolse i critici e
l’opinione pubblica del tempo. Per porre rimedio alla tragica teatralità del
gangster, che poteva indurre alcuni a pensare che se ne stesse tracciando
un’agiografia, la produzione impose al regista di inserire un inserto moralista
in apertura. In ogni caso l’estrema efferatezza di molto scene ed il tono crudo
della pellicola l’hanno resa memorabile e fondante: il primo vero gangster movie, l’iniziatore di un
genere fortunato, abusato e ricco di capolavori negli anni a venire. Al di là
dei meriti storici, il film è esteticamente magnifico, con la splendida
fotografia in bianco e nero espressionista che dona un superbo risalto alle
notti violente di Chicago, e che ne rappresenta il motivo di maggior
fascinazione. Formidabile il prologo, in piano sequenza, con l’ombra di Camonte
che appare proiettata sul muro, evidente omaggio al Nosferatu
di Murnau. Un’altra invenzione stilistica interessante è la comparsa di un
segnale in codice, una X, ogni volta che Tony commette un omicidio. La X è la forma della cicatrice che
il protagonista ha sulla guancia, da cui il soprannome di “sfregiato”, e questo
marchio, autentico presagio di morte, ci appare in varie forme sullo schermo,
come gioco di ombre, effetti di luce o elementi scenografici, per annunciare un
delitto imminente per mano del boss. La grandezza della pellicola è stata
ampiamente riconosciuta nei decenni successivi, quando la giusta maturità
critica ha consentito di coglierne pienamente gli intenti “nascosti” di critica
sociale e denuncia civile, come apologia del lato oscuro del Sogno americano e
condanna del “Volstead Act”, la legge che promulgò il proibizionismo negli
Stati Uniti a partire dal 1919, che non impedì affatto il consumo di alcolici,
autentica piaga sociale per il paese,
anzi lo incrementò per vie illegali, consentendo così al crimine
organizzato di edificarci un impero del male. Il film ha avuto un celebre remake
diretto da Brian De Palma e di pari grandezza, che ne esaspera ulteriormente la
violenza, la teatralità ed il senso tragico.
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