Lo sceriffo Will Cane viene a sapere
della grazia concessa al bandito Frank Miller, pericoloso criminale ed
assassino da lui arrestato anni prima, che ha giurato di vendicarsi.
Abbandonato da tutti ma per nulla intimorito, Cane rimane al suo posto ad attendere
Miller e la sua banda, in arrivo in paese col treno di mezzogiorno. Western
atipico, famosissimo e diretto da Zinnemann, che non era un regista da western
ma, in questo caso, fu un bene, con un perfetto meccanismo ad orologeria che fa
coincidere precisamente l’azione narrativa con la durata del film, scandendo il
tempo in un drammatico conto alla rovescia fino alla resa dei conti finale.
Sulla spasmodica attesa dell’arrivo di Miller è costruito questo western in
“tempo reale”, tanto semplice quanto efficace nella struttura, impreziosito
dalla suggestiva colonna sonora di Dimitri Tiomkin, dalla voluta mancanza di
riferimenti storico geografici (che donano all’opera un suggestivo alone
simbolico al confine con il mito) e dall’interpretazione di Gary Cooper,
premiata con l’Oscar, nel ruolo dello sceriffo Cane. L’immagine di Cooper/Cane
che gira da solo per il paese in cerca di aiuto, simbolo dell’innocente tradito
ma risoluto nel compimento del proprio dovere, è rimasta nella memoria
collettiva come simbolo di questa pellicola. Nel cast segnaliamo anche la
meravigliosa Grace Kelly, al suo secondo film, nel ruolo della moglie “pentita”
dello sceriffo, che prima lo abbandona ma poi ritorna sui suoi passi. Nella sua
evidente metafora di psicosi collettiva, in cui alcuni, forse un po’
forzatamente, hanno voluto vedere riferimenti al maccartismo, questo western di
Zinnemann pone una domanda cruciale: chi sono i veri cattivi ? Miller e la sua
banda o i pavidi cittadini che hanno abbandonato il tutore della legge al suo
destino ? Nel simbolico gesto finale di Cane, non nuovo alla tradizione
giustizialista del cinema americano, risiede la risposta. Il maggior pregio del
film è nella sua assoluta originalità rispetto ai canoni consolidati del
western di Ford o di Hawks, un cambiamento che, alla sua uscita, lasciò il
pubblico interdetto ma a cui il tempo ha donato la giusta rivalutazione,
rendendolo uno dei capisaldi del genere. E’ altrettanto famosa la sua parodia
del 1974, Mezzogiorno e mezzo di fuoco,
targata Mel Brooks.
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