martedì 27 gennaio 2015

Mezzogiorno di fuoco (High Noon, 1952) di Fred Zinnemann

Lo sceriffo Will Cane viene a sapere della grazia concessa al bandito Frank Miller, pericoloso criminale ed assassino da lui arrestato anni prima, che ha giurato di vendicarsi. Abbandonato da tutti ma per nulla intimorito, Cane rimane al suo posto ad attendere Miller e la sua banda, in arrivo in paese col treno di mezzogiorno. Western atipico, famosissimo e diretto da Zinnemann, che non era un regista da western ma, in questo caso, fu un bene, con un perfetto meccanismo ad orologeria che fa coincidere precisamente l’azione narrativa con la durata del film, scandendo il tempo in un drammatico conto alla rovescia fino alla resa dei conti finale. Sulla spasmodica attesa dell’arrivo di Miller è costruito questo western in “tempo reale”, tanto semplice quanto efficace nella struttura, impreziosito dalla suggestiva colonna sonora di Dimitri Tiomkin, dalla voluta mancanza di riferimenti storico geografici (che donano all’opera un suggestivo alone simbolico al confine con il mito) e dall’interpretazione di Gary Cooper, premiata con l’Oscar, nel ruolo dello sceriffo Cane. L’immagine di Cooper/Cane che gira da solo per il paese in cerca di aiuto, simbolo dell’innocente tradito ma risoluto nel compimento del proprio dovere, è rimasta nella memoria collettiva come simbolo di questa pellicola. Nel cast segnaliamo anche la meravigliosa Grace Kelly, al suo secondo film, nel ruolo della moglie “pentita” dello sceriffo, che prima lo abbandona ma poi ritorna sui suoi passi. Nella sua evidente metafora di psicosi collettiva, in cui alcuni, forse un po’ forzatamente, hanno voluto vedere riferimenti al maccartismo, questo western di Zinnemann pone una domanda cruciale: chi sono i veri cattivi ? Miller e la sua banda o i pavidi cittadini che hanno abbandonato il tutore della legge al suo destino ? Nel simbolico gesto finale di Cane, non nuovo alla tradizione giustizialista del cinema americano, risiede la risposta. Il maggior pregio del film è nella sua assoluta originalità rispetto ai canoni consolidati del western di Ford o di Hawks, un cambiamento che, alla sua uscita, lasciò il pubblico interdetto ma a cui il tempo ha donato la giusta rivalutazione, rendendolo uno dei capisaldi del genere. E’ altrettanto famosa la sua parodia del 1974, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, targata Mel Brooks.

Voto:
voto: 4,5/5

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