domenica 4 gennaio 2015

The elephant man (The elephant man, 1980) di David Lynch

Il deforme John C. Merrick, afflitto da una grave sindrome congenita che ha reso il suo volto mostruoso, vive nei bassifondi della Londra vittoriana, prigioniero del malvagio Bytes, gretto ubriacone senza scrupoli che lo sfrutta come fenomeno da baraccone in un improvvisato circo di strada che solletica la macabra morbosità del sottoproletariato.  Vilipeso da tutti con il soprannome di “uomo elefante” viene trovato dal dottor Frederick Treves che, per interesse scientifico, lo accoglie nel London Hospital in un’area riservata per studiarne la rara patologia. Il rapporto tra i due crescerà nel tempo e l’interesse si sposterà dal lato scientifico verso quello umano, fino a che il “mostro” Merrick sarà visto come persona, suscitando l’interesse della Londra benestante fino alle più alte sfere. Ispirato alla storia vera dello sfortunato John C. Merrick, vissuto a Londra tra il 1862 e il 1890, è un dramma biografico a tinte horror che si avvale di una splendida fotografia in bianco e nero, che dona un risalto spettrale alle ambientazioni vittoriane, di un cast sfarzoso, in cui svettano John Hurt e Anthony Hopkins, e di una ricostruzione storico ambientale imponente e pregnante, al punto da risultare un protagonista aggiunto. Diretto da Lynch con classe sopraffina e classica misura, pur senza rinunciare ad alcuni inserti disturbanti e geniali tipici del suo stile inconfondibile,  è una toccante parabola sulla diversità, sulla dignità, sul dolore e sulla cattiveria, sospesa tra la favola nera ed il documento horror, ma con una forte connotazione morale da non confondere con il pietismo. Uno dei punti di forza dell’opera, che genera non poche vertigini morali nello spettatore, è il dubbio, inevitabile, su quanto sia lecito l’interesse compassionevole del dottor Treves, e di tutti i nobili londinesi, nei confronti del povero Merrick senza che si sconfini nel macabro sfruttamento del dolore. La sottile ambiguità tra partecipazione pietosa ed invadenza morbosa è un tema sempre attuale, oggi come allora.  L’impressionante trucco a cui doveva sottoporsi, ogni giorno, un irriconoscibile John Hurt per interpretare lo sfortunato “uomo elefante”, fu tratto da calchi reali del volto e del corpo dell’autentico John  Merrick. Il film fu un grande successo di pubblico ed ebbe ben otto nomination agli Oscar del 1981, ma rimase a bocca asciutta. Nell’itinerario di Lynch è un’opera atipica, ormai divenuta un classico adatto a tutti.

Voto:
voto: 4,5/5

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