Quattordici anni di storia greca, dal
1939 al 1952, con al centro lo scoppio della seconda guerra mondiale,
raccontati attraverso le avventure di un gruppo di attori itineranti che
portano in giro per la Grecia
un dramma erotico, “Golfo la pastorella”, che ricorda lo shakespeariano “Giulietta
e Romeo”. Tra arte e vita, che si incontrano e si confondono, assistiamo alla
caduta del dittatore Metaxas, all’invasione italiana ed a quella nazista, fino
alla sanguinosa guerra civile. Capolavoro assoluto di Angelopoulos, che
realizza, con quest’opera colossale, lunga (3 ore e 40 minuti) ed intensa, il
suo ambizioso disegno di trasporre, attraverso il dramma storico, l’anima
ellenica in forma artistica sul grande schermo, tra modernità e classicismo.
Strutturato in ellissi temporali di ipnotica suggestione e con una regia
magistrale, che fa un uso fortemente espressivo del piano sequenza, racconta,
in forma finemente metaforica, gli eventi ed i personaggi salienti della storia
greca di un periodo tanto doloroso quanto cruciale, che ha profondamente
segnato l’infanzia dell’autore. Le numerose canzoni presenti, quelle recitate
dalla compagnia teatrale nel suo continuo peregrinare, sono fortemente
integrate nel tessuto narrativo perché non accompagnano la vicenda storica ma,
genialmente, la raccontano, svelandola attraverso fervide metafore. La
sovrapposizione tra arte, mito, vita e storia prosegue poi quando gli attori
mettono in scena una riproposizione dell’Orestea di Eschilo in chiave moderna,
ed alcuni membri del gruppo vivono vicende, tragiche, del tutto simili a quelle
recitate. L’esposizione dilatata dei luoghi, gli scenari naturali della Grecia
che ci appaiono sempre autentici e mai “da cartolina”, avviene,
sistematicamente, negli stacchi tra le diverse sequenze, in modo da assumere la
valenza arcana di un patos rituale, che sancisce, con solenne mestizia,
l’immutabile indifferenza del tempo, e dello spazio, di fronte alle sciagure
umane. Originale, ambizioso, lucido, profondo, unanimemente acclamato dai
critici di tutto il mondo, è un sontuoso manifesto artistico, degno di
rappresentare un Maestro di cinema, Angelopoulos, ed una nazione, la Grecia. Ha
profondamente influenzato, negli anni successivi, la cultura cinematografica
balcanica, da Emir Kusturica a Bèla Tarr. E’, probabilmente, l’ultimo film
storico-politico di cotanta grandezza artistica e viscerale commistione con le
radici spirituali di un popolo, al punto da poter essere considerato un’opera
totalizzante e definitiva. Fu girato nel 1974, quando il paese ellenico era
ancora sotto la “dittatura dei colonnelli” e, per questo, potè uscire nelle
sale solo l’anno dopo, alla fine del dispotico regime.
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