Wyoming, 1890: nella
contea di Johnson scoppia una feroce guerra tra i potenti allevatori di
bestiame ed i poveri immigrati dall'Est europeo, stanchi dei soprusi subiti.
Due amici e compagni di studi, James Averill e Billy Irvine, laureati insieme
ad Harward vent’anni prima, si ritrovano sui fronti opposti della disputa:
Averill diventa sceriffo della contea e si schiera a tutela degli immigrati,
Irvine sarà invece l’avvocato della più influente fazione di allevatori.
Capolavoro “maledetto” di Cimino, passato alla storia per le incredibili
traversie produttive, le stroncature faziose ed una clamorosa serie di
ingiustizie subite, culminate in slogan fasulli che da sempre accompagnano il
film, oscurandone il valore. "Il film che ha fatto fallire la United Artists",
"il più grande flop della storia del cinema moderno", solo per
citarne i più eclatanti. Dopo il grande successo del provocatorio Il
cacciatore, Michael Cimino si dedica al suo progetto più ambizioso: un
western epico ispirato ad un fatto realmente accaduto nella contea di Johnson,
per raccontare le radici del Sogno Americano e rileggere la nascita di una
nazione sotto una nuova ottica più critica e disincantata, lontana dalle
agiografie edificanti intrise di retorica propagandistica, ma volta a
dimostrare le profonde ingiustizie e le violente discriminazioni sociali subite
dagli immigrati nel nuovo mondo ad opera di un sistema delinquenziale dedito
alla prevaricazione e all’omicidio per difendere il proprio “diritto” di primo
arrivato nella terra delle opportunità. L’intento del regista, in cui molti
videro una “pericolosa” matrice iconoclasta volta a scardinare le fondamenta
culturali dell’American Dream e della conseguente mitologia di
paese libero in cui vengono concesse a tutti pari opportunità, spaventò le
major di Hollywood che fecero di tutto, riuscendoci, per boicottare il film,
minandone la reputazione artistica e la credibilità storica. E’ ormai di
dominio pubblico che alcuni politici di spicco dell’amministrazione Reagan espressero
il loro disappunto alla United Artists, dicendo che sarebbe stato
“sconveniente” fare altri film che raccontassero la storia americana in modo così
negativo. La prima versione dell’opera, che ebbe altissimi costi produttivi a
causa della lunga durata delle riprese che dilatò il budget di circa 6 volte le
previsioni, era di ben 325 minuti (oltre 5 ore) ma, dopo il veto dei produttori,
fu ridotta a 219’
(3 ore e 39 minuti) ed uscì così nelle sale, ma fu un disastro (programmato) di
critica e pubblico. Ritirato dai cinema fu ulteriormente ridotta a 149’ (2 ore e 29 minuti),
mandando il regista su tutte le furie, ma anche così il film non convinse.
Presentato a Cannes nel 1981, nella pessima versione “monca”, fu bollato in
modo definitivo come fiasco assoluto. Dopo l’inevitabile rivalutazione critica
favorita dal tempo, per la naturale attenuazione dei livori politici che ne
decretarono il fallimento, nel 2000 è stato rieditato in DVD nella versione “director’s cut” di 219 minuti, mentre in
Italia ha continuato a circolare la versione monca di 149’ fino al restauro digitale
definitivo del 2012, presentato trionfalmente al Festival di Venezia, che rende
onore e giustizia all’originale. Coraggioso e titanico, epico e lirico,
violento e scomodo, si avvale di un cast superbo (Kris Kristofferson,
Christopher Walken, John Hurt, Brad Dourif, Isabelle Huppert, Jeff Bridges), di
una regia mirabile, di una fotografia preziosa e consegna alla
memoria collettiva alcune scene magistrali (come la lunga e forsennata
battaglia finale), di ampio respiro storico e di potente intensità tragica, tra
le più belle mai viste nel cinema western. Dei tanti slogan negativi
strumentali che hanno accompagnato la controversa storia di questo capolavoro
recuperato, l’unico più vicino al vero è quello che definisce il film come
ultimo esempio di libertà creativa da parte degli autori rispetto alla
“tirannia” delle major e alla logica del profitto. Da questo punto in poi il
controllo produttivo sarà asfissiante ed i registi avranno vita dura in
confronto alla “new wave” del cinema americano degli anni ’70. Ma un “cadavere”
eccellente è rimasto sul campo: la carriera del grande e promettente Michael
Cimino ne è uscita praticamente distrutta. Chi l’ha più visto da
allora ?
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento