Il pianeta Arrakis,
meglio conosciuto come Dune, è un luogo desertico e inospitale ma è
fondamentale nell’equilibrio dell’universo conosciuto perché da esso si estrae
la “spezia”, una sostanza allucinogena che crea dipendenza ma conferisce poteri
di preveggenza e riesce ad allungare la vita umana. Per il controllo di
Arrakis, nell'anno 10.191, due importanti casate, gli Atreides e gli Harkonnen,
entrano in guerra tra loro. Con l’appoggio segreto dell’Imperatore Shaddam IV,
gli Harkonnen distruggono i fieri Atreides con l’inganno, ma l’erede al trono,
il giovane Paul figlio del duca Leto, sfugge al massacro e si mette in salvo
nelle misteriose grotte di Dune, dove vivono i Fremen, un antico popolo
primitivo le cui profezie parlano della venuta di un nobile e potente
condottiero che li guiderà alla conquista del pianeta e ristabilirà l’ordine
naturale nella galassia. Dai celebri romanzi del ciclo di “Dune”, scritti da
Frank Herbert, fu tratto quest’ambizioso adattamento, prodotto da Dino De
Laurentiis e diretto da un giovane David Lynch, che voleva essere la risposta
“colta” al successo planetario della saga di “Star Wars”. C’erano già stati dei
tentativi di portare al cinema le opere letterarie di Herbert relative a Dune,
ad esempio Alejandro Jodorowsky fu quello che maggiormente si avvicinò ad un progetto
compiuto, ma tutti fallirono sia per l’estrema complessità della trama, da
molti ritenuta “infilmabile”, sia per i grandiosi effetti visivi necessari.
Lynch, alla sua prima esperienza sia con il genere sci-fi sia con un kolossal
ad alto budget, accettò la sfida e scrisse anche la sceneggiatura, insieme allo
stesso Herbert, impiegando ben 4 anni per completare il film: 3 anni per la scrittura
e per la progettazione concettuale e visuale complessiva, 6 mesi di riprese in
oltre 70 set diversi e 6 mesi di post produzione per gli effetti speciali,
arrivando ad un budget faraonico di circa 45 milioni di dollari. Il risultato
finale è un’opera colossale, enigmatica, farraginosa, magniloquente,
disordinata, straordinaria nelle atmosfere e con costanti oscillazioni tra il
geniale e l’instabile. Accompagnato da numerose critiche alla
sua uscita per l’impenetrabilità della trama (cosa, invero, già insita nei
libri di Herbert che, anche per questo, hanno avuto grande successo),
non venne apprezzato in America, dove fu un flop, mentre andò meglio in Europa,
recuperando a fatica il budget speso. Ciò diede vita ad una serie di versioni
diverse del film, partendo da una fantomatica “versione originale” di oltre 5
ore, che però nessuno ha mai visto. Al momento sono note 3 release principali
della pellicola: quella di 137 minuti uscita nelle sale nel 1984, una versione
“speciale” successiva di 190 minuti con l’aggiunta di diverse scene tagliate,
molto caotica nel montaggio e disconosciuta da Lynch (chi l’ha vista ricorderà
che risulta diretta da “Allen Smithee”, pseudonimo utilizzato a Hollywood da
tanti registi per indicare la loro volontà di rinunciare al film), e infine una
versione “estesa” di 177 minuti, ben più equilibrata e attualmente circolante nella
maggior parte delle edizioni Home Video. In alcuni paesi, ad esempio nel Regno
Unito, circola anche una versione di 183 minuti in cui compaiono sequenze inedite,
mai viste in nessuna delle tre prima citate. Nel cast imponente compaiono, tra
gli altri, Kyle MacLachlan (attore “feticcio” di Lynch), Max von Sydow, Sean
Young, Brad Dourif, Silvana Mangano, Kenneth McMillan ed il celebre cantante
Sting. La colonna sonora, di concezione kubrickiana, contiene accostamenti
eterogenei tra musica classica, sinfonica e rock. Quello che mise tutti
d’accordo alla sua uscita sono gli incredibili effetti speciali, in particolare
gli spettacolari vermi giganti, realizzati dal nostro grande Carlo Rambaldi,
che stupirono il mondo intero. Per quanto sia un film di difficile decifrazione
e di ardua classificazione in termini di giudizio sintetico, è divenuto per
molti, compreso il sottoscritto, un cult assoluto, un’opera complessa di
potente fascinazione che tenta, riuscendoci in buona parte, di portare la
fantascienza su un piano più metafisico, astratto e concettuale, sicuramente
ostico per quelli abituati a prodotti mainstream
di più immediato coinvolgimento, insomma alla Star Wars. Potente ed irrisolto, è un esemplare atipico ed
esclusivo nella filmografia di David Lynch.
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