Alla vigilia della seconda guerra
mondiale, i coniugi Joseph e Maria sono le stelle di una brillante compagnia
teatrale polacca, che stanno portando in scena l’Amleto di Shakespeare ed
intendono realizzare una satira antinazista. Ma l’invasione della Polonia da
parte di Hitler bloccherà i loro progetti, causandogli enormi difficoltà
lavorative. Gli attori metteranno allora in piedi un centro occulto di
resistenza all’invasore e, grazie al loro ingegno recitativo, ad una serie di
incredibili travestimenti ed alla somiglianza di uno di loro con il dittatore
tedesco, sapranno farsi beffa dell’oppressore, sventando anche un complotto di
spie. Scoppiettante commedia satirica antinazista e capolavoro di Ernst
Lubitsch, regista tedesco specializzato nel genere comedy. Fu realizzata in America, proprio durante i terribili anni
in cui Hitler terrorizzava il mondo, acquisendo, per questo, un ulteriore
valore aggiunto. Esattamente come Il
grande dittatore di Chaplin, girato nello stesso periodo ma artisticamente
inferiore, ne persegue il medesimo obiettivo: combattere l’ideologia nazista
con la forza dissacrante della comicità, per screditarne la credibilità e
distruggerne le basi teoriche, mortificandone sia il deterrente spaventoso sia
il fanatismo nazionalistico. Nonostante si “scherzi col fuoco”, l’azione del
regista è irriverente quanto geniale, profonda quanto intelligente, esilarante
quanto stratificata, in una complessità di fondo che va bene al di là della patina
comica superficiale. Ad esempio, nella celebre scena del monologo di Shylock, tratta
da “Il mercante di Venezia” di
Shakespeare, l’autore oppone, metaforicamente, la forza dell’arte, della grande
poesia e della cultura al delirio ideologico di coloro che i libri li
bruciavano, calpestando la dignità, la storia e la vita umana in tutte le sue
forme. L’atavico dubbio esistenziale espresso dal titolo originale non cita
solo Amleto, ma è un chiaro invito all’intervento americano in quel conflitto
che poteva cambiare per sempre le sorti del mondo civile. Infatti, in quel
periodo, subito dopo Pearl Harbour, l’America era ancora divisa tra
interventisti e non interventisti, e quindi oppressa dal medesimo solenne
dubbio di amletica parafrasi, che questa rutilante pellicola invita presto a
sciogliere, facendo la “cosa giusta”. Siamo quindi di fronte ad un film
estremamente impegnato, politico, che usa le armi di un apparente leggero
disimpegno per conseguire fini elevati, addirittura cruciali per il corso della
storia. Sovrapponendo, metacinematograficamente, la trama con l’intento, e,
quindi, l’arte con la vita, quest’opera intende affermarne il potere salvifico:
l’arte può cambiare le cose, dissacrare, far riflettere, indurre azioni e
cambiamenti, anche epocali. Non c’è dubbio che questa pellicola di Lubitsch sia
una delle migliori commedie di tutti i tempi, non solo esilarante, non solo
pungente e non solo socialmente impegnata, ma perfetta nei tempi comici,
geniale nelle svolte narrative, irresistibile nei dialoghi, affascinante nel
continuo intreccio tra realtà e finzione che confonde lo spettatore (finanche
sul finale), insomma, indiscutibilmente, siamo davanti al top del genere
satirico. Questo fu il primo film di Carole Lombard (celebre diva della screwball comedy degli anni ’30) con Lubitsch
e, purtoppo, anche l’ultimo della sua carriera: morì, infatti, in un disastro
aereo subito dopo la fine delle riprese. Il film ha avuto un remake, sotto
forma di divertito omaggio, nel 1983, Essere
o non essere di Alan Johnson, con Mel Brooks e Anne Bancroft.
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