La giovane Marta, siciliana neo laureata cum laude e trapiantata a Roma in cerca
di lavoro, fa tutta la mesta trafila dei giovani aspiranti ad un impiego (invio
del curriculum, colloquio, fino all’ipocrita “le faremo sapere”), prima di trovare un lavoro precario presso il
call center della Multiple, azienda rampante che vende porta a porta un
“miracoloso” congegno per la depurazione dell’acqua. Costretta a rinunciare ai
suoi sogni accademici e letterari, ovvero gli studi che ha faticosamente
terminato, barattandoli con le dure esigenze del vivere quotidiano fuori sede
in una grande metropoli come Roma, Marta si adatta all’impiego non proprio
gratificante, aiutata dall’esplosiva Sonia, ragazza madre svampita ed
instabile, che la sceglie come baby sitter per la figlia perennemente sola. Ma
il call center, guidato dalla perfida Daniela, che impone disumane regole di
competizione, accompagnandole con un grottesco rituale quotidiano a base di
canzoni e balli di gruppo per salutare la giornata, sms motivanti e slogan
sciovinisti, si rivela presto una chimera incantatrice. Se infatti, da un lato,
l’abile Marta riesce a conseguire risultanti eccellenti, scalando la crudele
graduatoria di merito della cinica Daniela, dall’altro emergeranno una serie
di lati oscuri, truffe, imbrogli e scorciatoie illegali sul conto della
fantomatica Multiple. Splendida commedia grottesca di Virzì, che si muove
abilmente sulla scia, da tempo abbandonata, della grande tradizione della
Commedia all’Italiana, quella di Sordi, di Tognazzi e di Gassman, che, sotto
forma di cinica satira di costume, intende denunciare, ridicolizzandoli, i
vizi, i malcostumi e le manie dell’italiano medio. Memore di questa grande
tradizione artistica, il regista livornese realizza un film brioso, pungente, esuberante,
corredato da sapienti inserti surreali che virano nel visionario: il balletto
del prologo, l’avveniristica periferia romana che sa di fantascienza distopica,
l’assurdo mondo del call center, a metà tra un reality show ed un villaggio
vacanze. Con efficaci distorsioni, spesso al limite del caricaturale, sotto la
lente del grottesco, utilizzato per rileggere criticamente la triste realtà
sociale contemporanea, l’autore mette sotto accusa il diabolico meccanismo
della “new economy”, la sua dorata volgarità basata su evanescenti promesse di
facili guadagni, che ha prodotto un esercito di giovani disperati senza futuro:
i giovani neolaureati che alimentano le file di un umiliante precariato,
sfruttati, vilipesi e costretti a dimenticare le proprie ambizioni, consolati
dall’unica, beffarda, prospettiva di avere “tutta la vita davanti”. L’atto
d’accusa di Virzì, sferzante ed amaro, non rinuncia comunque a momenti
divertenti, situazioni esilaranti, in questa nera "favola" metropolitana che procede, tra disincanto e derisione, sul binario del tragicomico, avvalendosi di personaggi
notevoli, adorabili o detestabili, attraverso cui Virzì ci presenta
un’istantanea volutamente sopra le righe, crudele, sarcastica, ma lucida, dell’Italia di oggi. Nel cast spiccano le
interpreti femminili, tutte giuste per il rispettivo ruolo: Isabella Ragonese,
Sabrina Ferilli e, soprattutto, un’intensa, nevrotica, vulnerabile e sensuale Micaela Ramazzotti, che
ci regala anche una generosa scena di nudo integrale, assai difficile da dimenticare.
La domanda nasce spontanea: ma perché in Italia non si riescono più a fare
commedie caustiche e intelligenti di questo tipo ? Dove mai ne hanno sepolto lo
stampo ?
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