Max Renn, direttore di un network
televisivo di bassa lega, capta casualmente un programma pirata aberrante che
manda in onda scene reali di omicidi e torture. Spaventato, ma anche
morbosamente attratto dalla cosa, scopre che il programma, chiamato Videodrome,
ha lo scopo di corrompere il mondo, stravolgendo le coscienze, inducendo
paurose visioni e stabilendo una sorta di impero del male, sotto il dominio
della tv. In breve anche Max, sotto l’influsso del segnale malefico, inizia ad
avere orribili allucinazioni sempre più frequenti, al punto di non saper più
distinguere la realtà dalla fantasia. Con questo allucinante incubo distopico,
di estetica cyberpunk, Cronenberg dà vita ad una feroce e visionaria critica ante litteram all’invadenza perturbante
del mezzo televisivo. La forza e l’originalità della sua denuncia risiedono,
oltre che nei modi scioccanti tramite l’uso di immagini forti, a lui consone,
nella tempistica, perché avvenuta in tempi “non sospetti”, cioè ben prima dei
reality, della tv del dolore e dei programmi “spazzatura” a cui oggi siamo
abituati. E se Quinto Potere di
Lumet, altro antesignano nella critica al sistema televisivo, è il lato
satirico della “medaglia”, questo viscerale film di Cronenberg ne rappresenta
sicuramente il lato più profondamente disturbante. I temi sono quelli tipici
del regista canadese: la mutazione del corpo, che stavolta avviene tramite un
mezzo tecnologico, e la percezione della realtà, che ha preso il sopravvento
sulla vera essenza dell’uomo. E se questa percezione avviene attraverso il
mezzo televisivo, noi tendiamo a diventare ciò che guardiamo, con una totale
spersonalizzazione della coscienza. E’ questo il messaggio principale della
pellicola, che andrebbe colto tra le righe delle numerose sequenze shock in cui
lo splatter abbonda, ma mai in maniera gratuita. Ecco, quindi, che le
allucinazioni, volutamente estreme per aumentare l’enfasi della denuncia,
divengono metafora dell’atto di credere a ciò che si vede ed il simbolo
grottesco di questa “nuova umanità”, corrotta dal mezzo televisivo, è la “nuova
carne”, ovvero l’orrida fusione tra uomo e tv. Indimenticabile la sequenza in
cui Max fa sesso con il televisore, allegoria provocatoria di come la
pornografia sia diventata parte integrante e causa di dipendenza dei suoi
fruitori. Nel finale aperto e allucinato il protagonista diventa una sorta di
“messia catodico”, una nuova specie, ovvero l’insensato risultato di quello che
il bombardamento televisivo ha fatto dell’uomo: della sua mente, del suo corpo
e della sua personalità. Un’apocalittica visione del nostro mondo “futuribile”
in perfetto stile Cronenberg.
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