Alain, alcolista distrutto dal vizio e
stanco della vita, ha deciso di uccidersi. Prima di farlo cerca, in un ultimo
disperato tentativo, un percorso alternativo, scavando nel suo passato, nelle
vecchie amicizie, sperando di trovare un appiglio, un conforto che gli dia un
motivo per andare avanti. Dopo due giorni, sconfitto dalla solitudine e dalla
disperazione, si toglie la vita. Dal romanzo omonimo di Pierre Drieu La Rochelle, il regista ha
tratto un film cupo, angosciante, profondamente sentito perché intriso di
elementi autobiografici. Asciutto nello stile, compassato nel ritmo e classico
nella misura formale, senza alcuna concessione ai canoni “irrequieti” della Nouvelle vague, è una lucida apologia
dell’incomunicabilità, del male di vivere e di uno spaesamento giovanile, alla
vigilia della rivoluzione liberale del ’68, votato all’autodistruzione. Le
atmosfere soffocanti ci fanno capire, fin dalla prima scena, che il destino del
protagonista è già segnato e che il suo viaggio nel passato non porterà ad alcun
risultato, se non a nuove delusioni. Memorabili le sequenze di Alain,
interpretato da un ottimo Maurice Ronet, che passeggia da solo, parlando con se
stesso, in una Parigi malinconica, di cui la splendida fotografia in bianco e
nero ci restituisce le strade, i volti, la pioggia con un sembiante mesto,
alieno, ostile, fornendo la massima valenza espressiva allo stato d’animo del
protagonista. La rappresentazione in soggettiva, artisticamente notevole, che
esalta la potente liricità dell’opera, ne costituisce anche la cifra stilistica
più elevata. E’ una delle più riuscite pellicole, in senso assoluto, relative al fallimento
esistenziale, la cui lucida sobrietà formale, mantenuta rigorosamente dal
regista dalla prima all’ultima scena, fa sì che non sia mai commovente, ma
estremamente lacerante. Quest’opera autunnale e tormentata, di ammirevole
maturità espressiva ed acuta introspezione, è, indubbiamente, uno tra i migliori film
di Malle, anche se l’estrema
disperazione di cui è intriso e la “lentezza” del ritmo potrebbero renderlo
ostico al grande pubblico.
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