Wyatt Earp diventa
sceriffo di Tombstone e si scontra con il potente Doc Holliday, uomo temuto ed
influente della piccola città di frontiera, per l'omicidio di suo fratello James.
Ma quando un membro della famiglia Clanton uccide la donna indiana di Doc, i
fratelli Earp si schiereranno al suo fianco per affrontare i Clanton in una
lotta all’ultimo sangue. Con questa pietra miliare del cinema western, Ford
racconta un leggendario episodio storico, tra i più celebrati nella storia del
vecchio west: la sfida all’O.K. Corral, in cui furono protagonisti i pistoleri Wyatt
Earp e Doc Holliday, personaggi realmente esistiti. Il naturale senso epico
dell’autore conferisce alla tragica vicenda una dimensione mitica, da vecchia
ballata cantata, con struggente malinconia, davanti al fuoco di un bivacco,
sullo sfondo della Monument Valley. E’ un western maturo, complesso, con
personaggi tormentati quanto emblematici, dal tono nostalgico ed un’eleganza
formale di intensa suggestione evocativa. E’ il migliore tra i western di Ford,
quello maggiormente impregnato dello spirito reale della vecchia frontiera e
che, più di ogni altro, riproduce lo stile di vita selvaggio con cui i
pistoleri rischiavano quotidianamente la vita in quelle terre senza legge.
Tutti i temi cari al regista sono presenti in questo film straordinario: dalla
nazione americana che pone le sue basi all’ovest, alla cultura portata nelle
terre di frontiera dagli attori teatrali (memorabile la scena in cui Doc
Holliday recita l’Amleto di Shakespeare), dalla sontuosa raffigurazione dei
paesaggi, gli spazi sconfinati che virano nella liricità, alla presenza di
figure femminili deliziose, come la maestrina Clementine Carter, alla cui
storia d’amore con Wyatt Earp è dedicato il titolo originale del film.
Malinconico e solenne, tragico e poetico, questo western imponente è la
migliore commistione tra le due anime di Ford: quella dell’enfasi virtuosa, che
indulge nell’epica, e quella del lirismo romantico, che ricopre i suoi “eroi”
di uno struggente alone di nostalgia. E’ anche una pellicola storicamente
cruciale nella filmografia dell’autore, perché rappresenta il passaggio
dall’età crepuscolare a quella dell’oro della vecchia frontiera americana, in
cui i primi barlumi di civiltà venivano portati dal teatro e dalla religione.
Altresì esemplare è il bilanciamento dei toni e dei registri narrativi, come la
capacità di passare dall’azione frenetica alla delicatezza della love story tra Wyatt e Clementine, dal
patos opprimente della sfida finale, agli inserti distensivi, come il celebre
ballo per festeggiare la nuova Chiesa o le scene del teatro shakespeariano. Nel grande cast brillano
Henry Fonda, nei panni di un crepuscolare e dimesso Wyatt Earp, e, soprattutto,
uno stupefacente Victor Mature, che ci regala una caratterizzazione di Doc
Holliday di inusitato spessore: medico, pistolero, malato di tisi e
appassionato di poesia. La sparatoria dell’O.K. Corral ha avuto, a parte questo
capolavoro fordiano, altre 15 pellicole ad essa dedicate. Tra queste
ricordiamo: Sfida all'O.K. Corral
(1957) di John Sturges, con Burt Lancaster e Kirk Douglas, Doc (1971)di Frank Perry, Tombstone
(1993) di George Pan Cosmatos, con Kurt Russel e Val Kilmer, e Wyatt Earp (1994) di Lawrence Kasdan,
con Kevin Costner e Dennis Quaid. John Ford aveva realmente conosciuto il vero Wyatt
Earp, sul set dei suoi primi western muti e, secondo la leggenda, il vecchio
pistolero raccontava al giovane regista, durante le pause caffè, della sfida
(infernale) all'O.K. Corral.
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