lunedì 26 gennaio 2015

Sabrina (Sabrina, 1954) di Billy Wilder

Sabrina è figlia dell’autista di una famiglia ricca e potente, i Larrabee, da sempre innamorata del rampollo più giovane della dinastia, il donnaiolo David, incallito rubacuori con tre matrimoni andati a male per la sua congenita infedeltà. Ma questi non si accorge neanche della ragazza, indubbiamente carina ma ingenua e romantica sognatrice. Disperata per un viaggio a Parigi che, a causa di un corso di cucina, la terrà per due anni lontana dal suo amore, Sabrina cerca di suicidarsi ma viene salvata in tempo da Linus, fratello maggiore di David, grande esperto di finanza, serio, morigerato nei costumi e totalmente dedito al lavoro. Al rientro da Parigi Sabrina è una donna diversa: sofisticata, deliziosa, affascinante, meno trasognata, finalmente consapevole della propria bellezza. David inizia a farle la corte ma Linus, che ha programmato per lui un matrimonio strategicamente importante per gli affari della famiglia, non ci sta e si frappone tra i due, facendo credere a Sabrina di essere innamorato di lei. Ma sta davvero fingendo ? Celebre commedia sofisticata di Wilder, tra le più importanti degli anni ’50, raccontata sotto forma di favola romantica in omaggio al mito di Cenerentola, di cui quest’opera costituisce un’elegante rivisitazione, con brillante adattamento allo spirito dell’epoca. Gran parte del suo successo si deve alla splendida protagonista, Audrey Hepburn, icona senza tempo di bellezza, di eleganza e di stile, probabilmente l’interprete più rappresentativa della sophisticated comedy americana. La Hepburn, perfetta per il ruolo, emana un fascino unico, una grazia magnetica e ci immerge, fin dal prologo, con il classico “c’era una volta” in voice over, nella dimensione favolistica del racconto. Ma il regista è autore troppo grande per accontentarsi di un “remake” sdolcinato e lo arricchisce dei suoi tipici umori sarcastici con una caustica riflessione sulla differenza tra classi sociali, sui rigidi rituali dell’alta società e sul contrasto tra idealismo romantico e materialismo economico. Insolita partecipazione di uno spaesato Humphrey Bogart ad una commedia “rosa”, nel ruolo del granitico Linus (divenuto Larry nel doppiaggio italiano), in sostituzione di Cary Grant che era stato la prima scelta dell’autore. Wilder, da par suo, ribalta le convenzioni edificanti della favola di Cenerentola, in modo tale che il principe azzurro (Linus) non sia né il vero oggetto del desiderio della tenera Sabrina (che ama il fratello scapestrato), né, tantomeno, mosso da nobili sentimenti, bensì da interessi strategici in favore delle finanze familiari. Interessante la scelta del regista di delegare i tocchi pungenti ai deliziosi personaggi di contorno e non al Linus di Bogart o al David del fascinoso William Holden. Ad esempio citiamo in proposito la frase pronunciata dal padre di Sabrina, secondo cui “Nessuna donna povera è stata mai chiamata 'democratica' per aver sposato un uomo ricco”. I tocchi di humour “perfido”, che servono a smussare gli eccessi zuccherosi, inevitabili in un racconto del genere, sono a loro volta ammorbiditi dalla grazia raffinata della Hepburn, i cui primi piani ci illuminano di fascino sopraffino. Ovviamente, in accordo alle regole del genere, il lieto fine è garantito in questo film per sognatrici, la cui garbata intelligenza lo rende piacevole a tutti, cinefili compresi.

Voto:
voto: 4/5

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