Sei episodi per raccontare l’Italia in
guerra nel secondo conflitto mondiale, ognuno di essi ha come titolo una
località geografica italiana. Nel primo (Sicilia), una ragazza di paese guida
dei soldati americani, appena sbarcati, perché possano evitare le truppe
tedesche. Nascerà un’amicizia tra uno di loro, Joe, e la ragazza ma entrambi
verranno uccisi dai nazisti, che li scoprono nascosti in un castello
abbandonato. Nel secondo (Napoli), uno scugnizzo diventa amico di un soldato
afroamericano, ma quando lui si addormenta gli ruba le scarpe. Il militare
ritrova il ragazzino tempo dopo, ma, quando vede l’estrema miseria in cui vive
e scopre che la sua famiglia è stata spazzata via dai bombardamenti, desiste
dal suo proposito di riprendersi il maltolto. Nel terzo (Roma), sei mesi dopo
la liberazione una giovane prostituta adesca un soldato alleato che gli
racconta di aver conosciuto una ragazza romana di nome Francesca nel giorno del
suo sbarco ad Anzio. Francesca e la prostituta sono la stessa persona, ma lui
non la riconosce e lei non trova il coraggio di confessarlo. Quando si decide,
lui è già partito. Il quarto episodio (Firenze) racconta di un’infermiera
inglese, Harriet, che cerca il suo amore, Guido, capo partigiano col soprannome
di “lupo”. Entrata nella Firenze occupata a costo della sua vita, scoprirà che
il suo uomo è stato ucciso. Nel quinto episodio (Appennino emiliano) assistiamo
ad una disputa religiosa tra dei frati francescani e dei cappellani militari
americani, da loro accolti in un convento oltre la “linea gotica”. L’ultimo
episodio (Porto Tolle), ambientato sul delta del Po, mostra la sanguinosa
battaglia di partigiani e alleati uniti contro le truppe naziste, con violente
rappresaglie dei tedeschi a danno di civili innocenti. Questo celebre
capolavoro del neorealismo ripercorre, con storie disconnesse, ma emblematiche,
i giorni oscuri della liberazione italiana dal giogo nazi-fascista, seguendo cronologicamente
il cammino degli alleati nella loro difficile avanzata da sud a nord. Opera
solenne e altamente sperimentale, in cui il grande regista, grazie
all’espediente narrativo degli episodi, ha modo di adottare stili diversi in
ciascun segmento, senza però mai smarrire il senso generale del film come
potente affresco storico collettivo. Per garantire la massima resa realistica
l’autore sceglie, in ciascun segmento, di lasciare il parlato originale nelle
rispettive lingue o nei rispettivi dialetti. Senza pietismi, populismi o
trionfalismi retorici, Rossellini tratteggia un documento altisonante di incredibile
altezza formale, di prezioso valore storico e di struggente senso lirico,
commovente per chi quegli eventi li ha vissuti, formativo per chi ne ha solo
letto sui libri, fondamentale per la conservazione della memoria sociale di
quei tragici giorni. Assolutamente magistrale la capacità del regista di
cogliere il grande nel piccolo, il dolore, la miseria, la rabbia e l’eroismo
negli sguardi della gente, dei soldati, dei bambini. Nel cinema di Rossellini
l’immagine diventa fatto, i luoghi (le città sventrate o i paesaggi naturali)
diventano memoria e il suo sguardo apparentemente “distaccato”, per garantire
la massima obiettività, diventa cronaca, racconto, storia. Gli episodi più
riusciti sono il secondo, il quarto e, soprattutto, il sesto, che rappresenta
la più tragica e vibrante denuncia fatta al cinema delle atrocità commesse
dall’oppressore tedesco sul nostro territorio. Più che un film è un monumento,
da vedere, rivedere e preservare.
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