Julien ha una relazione clandestina con
Florence, moglie del suo principale. Lei lo convince ad uccidere il marito ma,
proprio mentre sta lasciando il luogo del delitto, Julien resta bloccato
nell’ascensore fino all’alba. Intanto due balordi gli rubano l’auto e uccidono
due turisti tedeschi. Julien sarà arrestato per questo delitto, di cui è
innocente, ma non può citare, per ovvie ragioni, il suo alibi. Notevole esordio
del talentuoso Louis Malle con questo noir torbido, complesso, a tratti
stravagante, altre volte macchinoso, ma coraggioso nella sua evidente volontà
di giocare con i codici del genero nero, per capovolgerli. Ad esempio Malle
ribalta il celebre cliché
hitchcockiano dell’innocente accusato di un crimine che non ha commesso, sostituendolo
con un colpevole accusato, ingiustamente, di un crimine sbagliato, facendosi
così suprema beffa del teorema del delitto perfetto. Malgrado alcune forzature
nella trama non molto verosimili, il film ha ritmo, ha scatto, mantiene
perfettamente il meccanismo della tensione per tutta la sua durata, nel suo
crudele gioco d’amore e morte, aggrovigliati in un vortice di cupa perdizione.
Il film venne parzialmente influenzato, nella tecnica, dalla nascente Nouvelle Vague: si pensi alla macchina
da presa che pedina i protagonisti con movimenti curvilinei, in modo che lo
sguardo dello spettatore quasi li avvolga, oppure alla cruda registrazione,
quasi in tempo reale, delle loro emozioni attraverso un intenso realismo
stilistico. Tra le sequenze memorabili ricordiamo: la passeggiata notturna di
Florence nella città deserta e Julien, chiuso in ascensore, che cerca di
liberarsi dalla trappola. Nel cast spiccano i protagonisti principali, Jeanne
Moreau e Maurice Ronet, e segnaliamo anche la presenza di un giovane Lino
Ventura, nel ruolo del commissario che si occupa delle indagini. Altro elemento
eccellente è la bella colonna sonora composta dal leggendario jazzista Miles
Davis.
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