Dall'omonimo thriller (e best seller) di Dan Brown. La Città del Vaticano si trova sotto scacco e in grave pericolo: dopo la morte del Papa e prima dell'inizio del Conclave, una misteriosa mente criminale, che firma le sue lettere enigmatiche utilizzando nomi e simboli degli Illuminati (un'antica setta esistita nel 1700, acerrima nemica della Chiesa e sostenitrice del potere della scienza sulla fede), rapisce i quattro cardinali favoriti per l'elezione al soglio pontificio ed inizia a ucciderli in modi orribili, seguendo il conto alla rovescia guidato da un macabro rebus da lui stesso architettato. La Chiesa chiede aiuto all'esperto di simbologia Robert Langdon, che, spalleggiato da Vittoria Vetra, risoluta scienziata italiana, dovrà cercare di decifrare la tragica "caccia al tesoro" messa in piedi dal folle nemico, per cercare di salvare i cardinali e la stessa Chiesa Cattolica Romana. Infatti la fine dell'enigma, che conduce Langdon attraverso le viscere segrete di Roma, in luoghi simbolo dell'antico conflitto scienza-fede, dovrebbe portare al nascondiglio di un catastrofico ordigno esplosivo, che il sedicente nuovo leader degli Illuminati ha trafugato al CERN di Ginevra, e celato, da qualche parte, all'interno del Vaticano. L'esplosione della "bomba", costituita da un cilindro di antimateria mantenuta stabile fino allo scadere del countdown, finirebbe per causare un'apocalisse, distruggendo l'intera Città del Vaticano e mettendo a rischio anche la città di Roma. Era inevitabile aspettarsi nuove avventure di Robert Langdon dopo l'inopinato ma enorme successo (sia letterario che cinematografico) de Il codice Da Vinci (2006), sempre tratto dalla penna di Dan Brown. Il furbo scrittore americano, indubbiamente abile a sapere intercettare e assecondare i gusti del pubblico con i suoi thriller a base di un dozzinale sensazionalismo scandalistico fanta-religioso, aveva scritto "Angeli e demoni" (che inizialmente passò in sordina) prima de "Il codice Da Vinci". Ma dopo il successo letterario inatteso e oltre ogni aspettativa, anche questa prima avventura romana di Langdon divenne improvvisamente "interessante" e "appetibile" per il pubblico, provocando un boom di vendite e il successivo adattamento cinematografico. Nuovamente diretto da Ron Howard e con Tom Hanks protagonista, questa nuova iperbolica "caccia al tesoro" riesce ad essere ancora più sciocca ed irritante del film precedente: un pasticcio patetico di esoterismo grossolano, anticlericalismo greve, falsi storici, esagerazioni all'americana ed accumulo alla rinfusa di situazioni macabre, scandalismo a buon mercato e capziosità ideologiche. Il tutto sull'esile filo di una sceneggiatura inverosimile e tortuosa, con soluzioni narrative assurde ed una risoluzione finale che sfocia nel farsesco involontario. D'altra parte era difficile aspettarsi di meglio, visto che tutti i difetti sono ereditati pari pari dal romanzo ispiratore. Nonostante tutto il pubblico è caduto nuovamente nel "tranello" e il film ha fatto registrare buoni incassi, rendendo purtroppo inevitabile un Langdon parte terza. Al fianco di uno smarrito Hanks (che a volte dà la sensazione di chi si chiede cosa stia facendo in una pellicola del genere), segnaliamo Ewan McGregor, Ayelet Zurer, Stellan Skarsgård e Pierfrancesco Favino. Poiché il Vaticano espresse assoluto divieto di girare all'interno o in prossimità di qualunque chiesa romana, molte scene furono girate all'interno della Reggia di Caserta o negli Studi di Los Angeles, dove venne ricostruita un grossa parte di Piazza San Pietro a dimensione naturale. Gli effetti speciali in computer grafica hanno un sapore fasullo e posticcio, quasi adeguandosi al valore del film.
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