martedì 17 agosto 2021

I giorni dell'ira (1967) di Tonino Valerii

A Clifton (Arizona) il giovane Scott, netturbino del paese con il sogno inespresso di dimostrare il suo valore ai concittadini, trova la sua occasione di riscatto sociale nell'incontro con un carismatico straniero di nome Talby, un formidabile pistolero che lo prende in simpatia e accetta di fargli da maestro. Scott dimostra di avere un talento naturale nell'uso delle armi, impara in fretta e diventa quasi più bravo del suo mentore. Ma Talby rivela presto la sua natura di fuorilegge senza scrupoli e fa entrare Scott nella sua banda di sgherri. Dopo un tragico fatto di sangue il ragazzo deve decidere da che parte stare: seguire la propria coscienza o l'uomo che gli ha cambiato la vita. Il secondo lungometraggio dell'abruzzese Tonino Valerii (discepolo e sodale di Sergio Leone) è uno "spaghetti western" energico e derivativo, indubbiamente nato dall'ipertrofica proliferazione del genere dopo l'inaspettato successo mondiale iniziato con Per un pugno di dollari (nell'anno 1967 uscirono in sala ben 72 "spaghetti western" italiani!), ma con una propria idea di fondo ed una accettabile dignità artistica, che lo collocano al di sopra della miriade di prodotti scadenti e di dubbio gusto rivolti solo a far cassa al botteghino. Al netto dell'ennesima declinazione dell'atavico tema del complesso rapporto tra allievo e maestro, è un film spettacolare e agile, con personaggi archetipali e indubbiamente stereotipati, ma arricchito da tentativi di introspezione psicologica, da riflessioni etico-sociali sul concetto di giustizia, da riuscite sequenze d'azione e da qualche bella invenzione (la pistola modificata). Efficaci i due protagonisti (Giuliano Gemma e Lee Van Cleef) e le musiche di Riz Ortolani (utilizzate in seguito anche da Tarantino in alcune sue pellicole). Per molti questo è il miglior film del regista, di sicuro è uno dei suoi lavori più solidi. Peccato per il finale, poco plausibile e in odore di retorica moraleggiante.
 
Voto:
voto: 3/5

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