domenica 22 agosto 2021

I padroni della notte (We Own the Night, 2007) di James Gray

New York, 1988. Albert Grusinsky è un vecchio poliziotto rispettato da tutti i colleghi, un uomo solido e totalmente dedito alla causa della giustizia che ha scalato i vertici gerarchici del suo corpo diventando capo dipartimento. Albert ha due figli molto diversi tra loro: Joe ha seguito le sue orme diventando capitano di polizia e l'orgoglio della famiglia, mentre Bobby, ribelle e testardo, si è sempre tenuto a distanza, cambiando persino il suo cognome e diventando gestore di un locale notturno di Brooklyn di proprietà di loschi personaggi collusi con la mafia russa. Di fronte al dilagare del traffico di droga proveniente dall'est europeo, Albert e Joe chiedono a Bobby di aiutarli, condividendo con loro le informazioni che gli arrivano dal suo giro di contatti. Bobby rifiuta, perchè non vuole correre il rischio di perdere la posizione sociale che ha saputo costruirsi da solo, in prossimità del male ma senza farsi coinvolgere direttamente. Ma quando la sua famiglia viene attaccata dai criminali di sua conoscenza, Bobby si trova di fronte alla decisione più difficile della sua vita. Poliziesco metropolitano scritto e diretto da James Gray all'insegna di un cupo realismo e di sentimenti fortemente contrastati, tipici dei drammi familiari che implicano antiche incomprensioni, legami di sangue, tormenti affettivi e l'eterno conflitto tra indipendenza e riconoscenza. E' un film che s'interroga sul concetto di appartenenza e sull'atavico tema della vendetta, forte di ambientazioni pregnanti, atmosfere tetre ed una buona squadra d'interpreti in cui spiccano il protagonista Joaquin Phoenix e il vecchio leone Robert Duvall, che, quando è in scena, è un ammirevole esempio di sobrietà recitativa. Mark Wahlberg, Eva Mendes e Tony Musante vengono messi parzialmente in ombra dai due, anche se la Mendes è di una sensualità disarmante. La pellicola alterna momenti intimistici a sequenze d'azione violenta (molto riuscita quella finale nel canneto), ma non riesce mai ad elevarsi oltre la dimensione di un prodotto di genere convenzionale, fortemente tipizzato con piglio espressionista, ma mai realmente originale, sorprendente e meno che mai memorabile. 
 
Voto:
voto: 3/5

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