Una donna si risveglia terrorizzata all'interno di una capsula biomedica ermeticamente chiusa. E' collegata ad un sistema che ne controlla e ne sostiene la funzioni vitali attraverso aghi in vena e sondini. Ha perso la memoria, non ricorda chi è, non sa dove si trova o perchè sia finita in quel posto. Capisce solo che si è risvegliata a causa di un qualche incidente e che il livello dell'ossigeno nella capsula è in caduta libera e nel giro di un'ora sarà esaurito. La sua unica "compagnia" è una intelligenza artificiale che si fa chiamare MILO che le fa, a modo suo, da assistente. E' molto probabile che MILO abbia tutte le risposte di cui la donna ha bisogno, ma il problema è porre le domande nel modo giusto nel poco tempo che le resta a disposizione, per comprendere e sopravvivere. Questo thriller fantascientifico franco-americano, diretto dallo specialista di horror splatter Alexandre Aja e distribuito direttamente sulla piattaforma di streaming Netflix, è un film di suspense ansiogeno e claustrofobico che si svolge tutto in un unico ambiente (la misteriosa "tomba" ipertecnologica) e con un solo personaggio principale sempre in scena e perennemente in primo piano (interpretato da Mélanie Laurent che ci regala una performance di ammirevole intensità ed espressività). Nonostante l'unità (e l'esiguità) di tempo, di luogo e di personaggi, questo survival-movie all'ultimo respiro riesce a garantire un patos costante grazie alla bravura dell'attrice ed al buon lavoro di scrittura dell'esordiente sceneggiatrice Christie LeBlanc, che si è subito inserita nella moderna tendenza del così detto filone della fantascienza "esistenziale". Per i primi tre quarti della pellicola, fino a quando permangono dubbi, ambiguità e incertezze, ci si mantiene su un livello di intrattenimento medio alto capace di avvincere lo spettatore. Poi, quasi inevitabilmente, quando arriva il momento delle rivelazioni e dei colpi di scena, gran parte dell'efficacia precedente si perde e ci si assesta su percorsi narrativi più convenzionali rispetto al genere di appartenenza, chiaramente derivativi e con un forte senso di deja-vu. L'aspetto più interessante del surreale rapporto che si instaura tra la protagonista e l'assistente virtuale MILO (che in originale ha la voce di Mathieu Amalric) è quanto sia importante l'abilità (e la capacità creativa-intuitiva) nel sapere utilizzare un "motore di ricerca" in modo da trarne il massimo profitto.
La frase: "Gradirebbe un sedativo?"
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