lunedì 30 agosto 2021

Cannibal love - Mangiata viva (Trouble Every Day, 2001) di Claire Denis

Il Dr. Shane, farmacologo americano in rotta verso Parigi con la sua neo-sposa June, nasconde un terribile segreto che è all'origine del suo viaggio: ritrovare il ricercatore Leo Semeneau, bandito ufficialmente dalla comunità scientifica, che tempo prima lo aveva sottoposto ad un esperimento con lo scopo di aumentare a dismisura la libido sessuale. L'effetto collaterale del trattamento è anche una crescente attitudine al cannibalismo, che aumenta insieme all'impulso sessuale, generando una voglia insaziabile di carne e sangue. Mentre Shane cerca di dominare questi feroci istinti per proteggere June, Semeneau è parimenti occupato a tenere a freno sua moglie Coré che, anch'essa sottoposta alla medesima sperimentazione, è diventata una predatrice vorace di sesso e di esseri umani da sbranare durante l'atto. Questo dramma a tinte splatter di Claire Denis è un delirio malsano di erotismo e cannibalismo, inevitabilmente controverso, provocatorio e divisivo per la sua stessa natura. L'intento (dichiarato) della regista era quello di realizzare un'opera fortemente scioccante e trasgressiva, che mettesse in relazione la natura selvaggia e ancestrale dell'istinto sessuale con la morte, una sorte di rivisitazione del mito di Eros e Thanatos in chiave psicanalitica, morbosa e cruenta, in cui il cannibalismo diventa una metafora estrema dell'orgasmo come forma assoluta (e distruttiva) di potere sul corpo dell'altro. Ma anche come mezzo di insana e totale compenetrazione, la fusione antropofaga dei corpi e dei fluidi. Però il risultato è patetico, imbarazzante, oltre che profondamente disturbante per l'abuso di sequenze macabre mostrate nei minimi dettagli. I dialoghi sono quasi assenti, la sceneggiatura è pressocchè inesistente, le atmosfere sono sporche e malate, il patos teorico intellettuale è praticamente nullo e, dopo un po', o subentra la noia oppure il disgusto, a seconda della sensibilità dello spettatore. In ogni caso la tentazione di abbandonare la visione è forte, oltre che ben motivata. Molte sequenze sono talmente eccessive e di cattivo gusto da sfiorare il ridicolo ed è perfettamente comprensibile il motivo per cui, durante la presentazione in anteprima al Festival di Cannes, i tre quarti degli spettatori sono fuggiti dalla sala a gambe levate. L'unica che sembra totalmente a suo agio è Béatrice Dalle, icona francese del cinema estremo e "maledetto", che, effettivamente, interpreta il ruolo della cannibale dark lady con incredibile efficacia e spaventosa adesione, riuscendo ad incutere un reale timore ogni volta che appare in scena. Vincent Gallo, altro attore tipicamente "underground", si dà molto da fare ma non regge il confronto con la Dalle. Invece la bellissima e dolcissima Tricia Vessey sembra chiedersi costantemente come ci sia finita in un film del genere. E' roba forte ma senza sapore, un truce incubo art-house che cerca una digressione sul tema del vampirismo (tra l'altro da sempre storicamente connesso alla sessualità). Alcuni critici particolarmente estrosi ci hanno addirittura voluto vedere un "capolavoro", una cosa tra l'altro non nuova con questo tipo di prodotti così estremi. Per fortuna sono la larga minoranza, e forse hanno guardato un altro film o, magari, sono parenti della regista. In Italia non è mai stato distribuito, ma è reperibile (per chi fosse realmente interessato) in DVD con sottotitoli.
 
Voto:
voto: 2/5

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