martedì 10 agosto 2021

Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express, 2017) di Kenneth Branagh

13 passeggeri restano bloccati dalla neve in pieno inverno sul lussuoso treno Orient Express, in viaggio tra Istanbul a Parigi. A bordo è stato commesso un atroce delitto: un ambiguo uomo d'affari, Samuel Ratchett, è stato ritrovato morto nella sua cabina, ucciso da 12 coltellate. Sul treno viaggia l'arguto investigatore Hercule Poirot, celeberrimo per aver risolto i casi giudiziari più complessi grazie alla potenza della sua logica. Egli focalizza subito le sue indagini sui passeggeri rimasti con lui sul convoglio ferroviario, escludendo immediatamente l'ipotesi di un assassino venuto dall'esterno. Poirot inizia a interrogarli tutti separatamente e ben presto scoprirà una terribile verità. Secondo adattamento cinematografico del famosissimo romanzo omonimo di Agatha Christie del 1934, già portato brillantemente sul grande schermo da Sidney Lumet nel 1974 con un film eccellente (e di culto) che rende ampiamente giustizia al grande racconto ispiratore. Il manierista esagitato Kenneth Branagh (che già in passato si era confrontato con altri classici "sacri" o "profani", passando da Shakespeare a Cenerentola) smussa in parte la sua tipica enfasi nevrotica (e questo è un bene!), scegliendo la via di un adattamento classicheggiante nella forma ma patinato nell'estetica, formalmente adattato alle nuove esigenze visive tipicamente hollywoodiane con fotografia cromaticamente artificiosa ed effetti speciali digitali (fortunatamente presenti in bassa percentuale). Il racconto è sostanzialmente fedele al giallo della Christie e il ritmo agile è studiato a tavolino per catturare il pubblico più giovane, storicamente poco propenso ai lunghi monologhi o ai labirinti logici. Ciò che si perde in spessore psicologico e in sottotesto metaforico, si guadagna in atmosfere sensuali e in pregnanza visiva. Ma l'egocentrico regista-attore irlandese commette due errori cruciali: concede troppo spazio a Poirot (e quindi a sè stesso), lasciando colpevolmente in secondo piano il ricco cast internazionale, che annovera interpreti di enorme spessore (Willem Dafoe, Judi Dench, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer, Olivia Colman, Penélope Cruz, Tom Bateman, Daisy Ridley, Johnny Depp) e sacrifica troppo l'aspetto analitico deduttivo sull'altare (commerciale) dell'azione. Il bizzarro aspetto scelto per Poirot (più giovanile, più snello, più dinamico e con due baffoni grigi posticci che sfiorano il ridicolo involontario) è la ciliegina sulla torta di questo pasticcio solipsistico. Il film ha ottenuto un ottimo successo al botteghino mondiale (anche a quello italiano), ma ha lasciato generalmente tiepida la critica. Nel cast brillano la Pfeiffer e la Dench, mentre Depp conferma la sua deriva imbarazzante, che coincide con il periodo di travagliate difficoltà personali, con preoccupante caduta libera della sua immagine, un tempo associata al cinema d'autore e di qualità. Mezza stellina in più per la bontà della squadra di attori e la cura della messa in scena negli interni.
 
Voto:
voto: 2,5/5

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