Roma, 1965. Guido Contini è un famoso regista in piena crisi creativa, incalzato da un produttore assillante che non gli dà tregua per iniziare le riprese del suo prossimo film, ma lui non ha nessuna idea sul tipo di storia che intende raccontare. A questo si aggiungono le innumerevoli turbe personali di natura sentimentale, tra la moglie infelice, un'amante esigente e una schiera di donne da cui si sente attratto, ma che non riescono a placare i suoi appetiti amorosi, le sue frustrazioni emotive e il suo senso di vacuità. Frastornato e depresso, carico di pulsioni e di amarezze, combattuto tra desiderio e senso di colpa, Guido cerca di sfuggire al peso delle responsabilità e di rifugiarsi nel suo mondo fantastico, nei suoi sogni, provando a riconciliare l'uomo e l'artista, e mettere ordine nella caotica schiera delle "sue" donne. Sfarzoso melodramma musicale di Rob Marshall, ispirato all'omonimo musical di Broadway di Mario Fratti, che a sua volta prende ispirazione dal capolavoro felliniano 8½ (1963), monumento della cinematografia mondiale. Il film ricalca abbastanza fedelmente lo schema narrativo dell'originale di Fellini, eliminandone tutti gli aspetti visionari, onirici, fantastici, inventivi e psicoanalitici, e contaminandolo con un'estetica glamour, una sfrenata energia variopinta, un tripudio di canzoni, balli, belle donne, costumi sfavillanti e ammiccamenti seducenti, ed un erotismo patinato da burlesque. Non è tanto un discorso di lesa maestà, perchè la pellicola non si pone esattamente come un vero remake dell'opera-omnia di Fellini, ma di superficialità nell'approccio, di grossolanità concettuale, del solito fastidioso abuso di luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani tipico di Hollywood, di semplificazione lacunosa e di sensazione (inequivocabile) di aver sprecato un cast assolutamente stellare (Daniel Day-Lewis, Penélope Cruz, Marion Cotillard, Sophia Loren, Nicole Kidman, Judi Dench, Kate Hudson), ponendolo al servizio di un progetto sgangherato, farlocco e privo di animo. Persino un gigante della recitazione come Day-Lewis, meticoloso e maniacale nella preparazione di ogni suo personaggio, appare a disagio e poco convinto del suo ruolo (che, invero, pare più ricalcato sul vero Fellini che sul suo alter-ego Mastroianni). Da segnalare ancora nel ricchissimo cast: la cantante Fergie nel ruolo iconico della "Saraghina" e una folta schiera di italiani come Elio Germano, Ricky Tognazzi, Valerio Mastandrea e Martina Stella. E' stato l'ultimo film di Anthony Minghella, scomparso poco prima dell'uscita in sala e che qui compare tra i crediti in qualità di sceneggiatore (insieme a Michael Tolkin). Da salvare le canzoni, i costumi e l'imponente apparato scenografico. Quattro nomination agli Oscar (tra cui la Cruz come miglior attrice non protagonista) ed epocale flop al botteghino mondiale. Della serie: quando la montagna partorisce un topolino.
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