Ghost Dog è un killer sui generis: un afroamericano solitario che vive in una capanna in cima al tetto di un vecchio edificio abbandonato nel New Jersey, il cui unico hobby al di fuori del lavoro è l'allevamento dei piccioni. E' fedele all'antico codice etico dei samurai, il Bushido, ed opera al servizio di Louie, un vecchio mafioso italoamericano a cui deve la vita. Quando però qualcosa va storto in uno dei suoi "contratti" di lavoro, Ghost Dog si mette contro un'intera famiglia mafiosa pur di salvare il suo amico Louie, in ossequio al codice d'onore che regola le sue azioni. Curiosa rivisitazione del genere noir da parte di Jim Jarmusch, in questo film malinconico e sommesso, molto liberamente ispirato ad uno dei capisaldi del polar francese: Frank Costello faccia d'angelo (Le samouraï, 1967) di Jean-Pierre Melville. Nello spirito e nei toni è una pellicola più affine al cinema europeo che a quello americano, che riprende i temi principali del precedente Dead Man (1995), aumentandone la carica eccentrica e attingendo ad una lunga serie di citazioni colte per tracciare, nei sottotesti, parabole esistenziali e metafore politiche, con evidenti allusioni alla società statunitense e al problema del razzismo. E' un'opera densa e ricca, pervasa da lampi di ironia grottesca in alternanza con pause di nostalgico intimismo, tutto sotto l'egida nobile di uno stile sopraffino e di un solenne alone di spiritualità, pur in un microcosmo barbaro dominato dalla violenza. Nel suo senso più profondo è la personale rilettura del regista, non priva di manierismo intellettualistico, del vecchio concetto di onore della malavita, tanto caro ai noir francesi degli anni '60. Molto amato dai fans integralisti dell'autore, è, probabilmente, il suo film più compatto, riuscito e rappresentativo, la quintessenza della sua estetica. Vigorosa interpretazione del protagonista Forest Whitaker e belle musiche "ambientali" curate da RZA.
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