Lo stravagante professor Abronsius, esperto di vampirismo, e il suo stranito assistente Alfred sbarcano in Transilvania a caccia di succhiatori di sangue. Troveranno presto "denti per il loro collo", ovvero un diabolico conte vampiro (Von Krolock) che intende "dissetarsi" a spese della bella Sarah, giovane figlia di un locandiere ebreo, per farla diventare un membro della sua orrida schiera di "non morti". Abronsius e Alfred (che ha un debole evidente per Sarah) si daranno un gran da fare per salvarla. Ci riusciranno? Il quarto lungometraggio di Roman Polanski (il suo primo film realizzato con un budget di tutto rispetto) è una esilarante parodia comica degli horror della Hammer, con particolare riferimento alla iconica figura del vampiro. Il grande regista non è interessato solo all'aspetto farsesco, che rappresenta solo la punta dell'iceberg di questa operazione leggera ma anche "colta", e dà sfoggio del suo estro creativo per realizzare un piccolo gioiello ironico quasi unico nel suo genere, in equilibrio tra citazioni filologiche, elementi fiabeschi, atmosfere avventurose, invenzioni fantastiche, senza mai offendere la mitologia del vampiro, ma sostituendone gli aspetti macabri con un irresistibile grottesco, all'insegna di un puro divertissement dall'anima gotica. La gradevolezza dei toni, la bellezza estetica e l'equilibrio narrativo ne fanno una commedia di stile sopraffino e di finissima suggestione, di cui è stato sicuramente debitore Mel Brooks nell'elaborazione del suo capolavoro Frankenstein Junior (1974). Tra le numerose trovate della pellicola, tutte all'insegna di una divertita leggerezza, vanno ricordate quelle che ribaltano il senso di molti stereotipi sui vampiri, per relativizzare il punto di vista e invertirne la direzione, ammantando di fertile ambiguità la definizione di concetti come "diverso". La presenza nel film di un vampiro omosessuale lascia quindi intendere come il grande regista, dall'alto della visione illuminata e preveggente tipica dei grandi artisti, sia stato anche anticipatore di temi all'epoca totalmente "sconvenienti" e inusuali, riguardanti la libertà dell'identità sessuale. Nel cast segnaliamo Jack MacGowran, Ferdy Mayne, Roman Polanski e la splendida e sfortunata Sharon Tate (che all'epoca era fidanzata del regista e poi sua futura moglie prima della tragica morte). La pellicola è stata girata integralmente nelle nostre Dolomiti ed ha avuto anche, 10 anni dopo, una degna rappresentazione teatrale sempre curata da Polanski. Una volta tanto la fantasiosa traduzione italiana del titolo è degna (e forse addirittura superiore) dell'originale.
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