Nel 1986 la piccola Adelaide Wilson, in vacanza al mare con la famiglia nella ridente cittadina turistica di Santa Cruz, vede un suo doppio nella casa degli specchi di un Luna Park e ne rimane traumatizzata. Trent'anni dopo Adelaide è una donna sposata con due figli e i ricordi di quella notte si riaccendono quando la famiglia si reca in vacanza nello stesso luogo. Fin dall'arrivo Adelaide nota delle cose inquietanti che la rendono nervosa, poi, al calare della notte, l'incubo ha inizio: davanti alla porta della loro casa appaiono quattro figure silenziose vestite di rosso che corrispondono ai minacciosi doppi di tutti i membri della famiglia. Il secondo film di Jordan Peele (da lui anche scritto e sceneggiato) è nuovamente un horror politico a sfondo sociale che ci parla, attraverso metafore oscure e cupa ironia sarcastica, dell'America di ieri e di oggi. Se il tema cruciale del suo acclamato esordio, Scappa - Get Out (2017), era il razzismo, stavolta il regista newyorkese sembra focalizzarsi maggiormente sulla lotta di classe, ovvero sull'atavica distinzione tra ricchi e poveri e su tutto il carico di ingiustizie, discriminazioni e violenze morali che questa comporta. Peele realizza una pellicola meno diretta, meno semplice, ma ben più sottile e stratificata del film precedente, un incubo arcano che ondeggia tra orrore e satira, di sfuggente matrice allegorica e di tenebrosa suggestione, che non disdegna di ammiccare ad opere importanti del genere horror fantastico (come quelle di George Romero o di Don Siegel), che pure utilizzavano il cinema di genere per tracciare metafore socio-politiche. Non è un caso che il film si apra con un prologo ambientato nel 1986 in cui viene mostrato in televisione il famoso spot "Hands Across America", che sosteneva una iniziativa di beneficenza per combattere la miseria e la fame ed in cui appaiono tanti americani che si tengono per mano per promuovere la causa. Nel finale visionario l'autore ricostruisce (ribaltandolo) l'evento con tetro sarcasmo, rivelando chiaramente il senso intimo della sua denuncia generalista, e utilizza il perturbante concetto del doppelgänger (di cupa fascinazione simbolica e di pregnante valenza psicoanalitica) per indurre riflessioni sul concetto di "diverso", di "altro" e su come la fonte principale di elementi archetipali come bene e male sia da ricercare nel profondo di noi stessi. Nel cast spicca una bravissima Lupita Nyong'o, intensa e credibile nei ruoli di Adelaide e di "Red", il suo doppio malefico.
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