sabato 21 agosto 2021

Ema (2019) di Pablo Larraín

Valparaíso, Cile. Ema è una giovane ballerina di reggaeton sposata con il suo coreografo Gastón di 13 anni più vecchio di lei. A causa della sterilità di lui decidono di adottare il piccolo Polo, un bambino problematico con manie incendiarie, ma non riescono a gestirlo. Dopo un grave incidente domestico sono costretti a restituirlo ai servizi sociali ed entrano in una fase di frustrazione e di rimorsi, facendosi reciprocamente del male con accuse, offese, litigi e tradimenti. Ma Ema è una donna libera, ribelle e determinata, e che non si arrende. Ema è un vulcano in eruzione, è fuoco incontrollabile, è pura energia vitale che esprime con sensuale spontaneità attraverso il suo corpo, utilizzando il ballo e il sesso. Ema ha il potere di sedurre il prossimo, di conquistarlo e di manipolarlo attraverso la sua irresistibile carica erotica. La ragazza elabora un folle piano e niente o nessuno potrà distoglierla. Dalla sua parte ci sono le fedelissime compagne di danza, un branco di feline pasionarie a loro volta stregate dal magnetismo di Ema. Splendido melodramma fiammeggiante di Pablo Larraín che realizza un film visivamente magnifico, formalmente sperimentale, un'opera assolutamente spiazzante, ammaliante, languida, vanitosa, erotica e luminosa proprio come la sua magnifica protagonista, interpretata dalla giovane Mariana di Girolamo con intensa compenetrazione psicofisica. E' un film molto diverso dai precedenti del regista, una sorta di esperimento estetizzante, una geniale incursione (non solo stilistica) in un genere nobile e antico a cui Larraín si accosta tenendo ben presente la "lezione" dei grandi riferimenti del passato (Sirk, Vidor, Fassbinder, ma anche il contemporaneo Haynes), reinterpretandone i codici secondo la sua sottile sensibilità, evitando stavolta i sottotesti politici ma focalizzandosi sugli aspetti intimistici, sui traumi inconsci, sulle pulsioni incontrollabili (la metafora del fuoco che è il filo di Arianna dell'opera), sulla spiritualità libera che si esprime attraverso la carne per espandersi, spiegare le vele e affrancarsi dalle mortificazioni del quotidiano e dai sensi di colpa imposti dalle sovrastrutture sociali. Il film è un inno disperato alla forza e alla vitalità dello spirito, dei sensi e dell'arte (la metafora del ballo) come reazione al brutto della vita. Il linguaggio è moderno, a suo modo trasgressivo, ma anche elegantissimo nella sua veste vivida di luci e di colori, e vengono affrontati temi socialmente importanti come l'identità sessuale e di genere, la crisi di coppia o il nuovo concetto di famiglia allargata, secondo la prospettiva incendiaria e disarmante della protagonista che, come da titolo, fa il film ed è il film. E' anche il capolavoro del regista e una pellicola teorica, che potrà essere pienamente apprezzata (solo?) da un pubblico cinefilo preparato. Un'opera in cui l'estrema stilizzazione coreografica (sospesa tra il musical, il film "da ghetto" e il videoclip) non è mai fine a sè stessa, ma rivolta ad aprire un nuovo immaginario e spostare l'asticella emotiva del melodramma un pochino più in alto.

Voto:
voto: 4,5/5

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