Jean Letellier, commissario di polizia temerario e spericolato, capo di un distretto anticrimine impegnato in prima linea, indaga sugli omicidi seriali di un assassino che si fa chiamare "Minosse", che uccide le donne che, a suo avviso, peccano di lussuria. Mentre dà la caccia al pericoloso psicopatico, si ritrova anche ad affrontare un suo vecchio rivale, l'italiano Marcucci, spietato bandito unico superstite di una sanguinosa rapina. Pur impegnato su due fronti, il nostro non si dà per vinto e affronta le cose a modo suo, con stile spavaldo ed a rotta di collo, muovendosi sempre al confine delle regole. Adrenalinico crime francese di azione violenta e di spettacolare suggestione, costruito sulle spalle forti del popolare divo Jean-Paul Belmondo, che qui sciorina il meglio del suo repertorio: rude fascino da irresistibile canaglia, battute fulminanti e sequenze acrobatiche di forte impatto (che l'attore girò tutte personalmente senza ausilio di controfigure). Tra inseguimenti, sparatorie, delitti brutali, lotte corpo a corpo e tensione costante, questo agile film di Henri Verneuil, che è più un poliziesco all'americana che un polar, è un discreto prodotto d'intrattenimento di genere, che bada al sodo e non va troppo per il sottile (proprio come il suo protagonista), ma che è sicuramente superiore alla media dei numerosi beceri "poliziotteschi" italiani coevi. Efficace il cast che, al fianco di Belmondo, vede nomi come Lea Massari, Charles Denner e Adalberto Maria Merli. Funzionali e vivaci le musiche di Ennio Morricone. La celebre scena di "Bebel" che cammina sul tetto del metrò in corsa è stata copiata pari pari da Umberto Lenzi nel truce Napoli violenta (1976), e anche in quel caso l'attore (il compianto Maurizio Merli, divo del "poliziottesco" scomparso prematuramente a soli 49 anni) girò la sequenza personalmente, senza ricorrere a controfigure.
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