Nell'estate del 1973 il sedicenne John Paul Getty III, nipote prediletto del magnate del petrolio J. Paul Getty (ai tempi unanimemente considerato l'uomo più ricco del mondo), viene rapito a Roma dalla 'Ndrangheta calabrese per estorcere al nonno una grossa somma richiesta come riscatto (17 milioni di dollari americani). Ma il vecchio Getty è un osso duro, un avaro senza eguali ed un cinico affarista privo di scrupoli. Sorprendendo tutti il petroliere rifiuta categoricamente di pagare qualunque tipo di somma chiesta dai criminali, mettendo così in pericolo la vita di Paul. La grintosa madre del ragazzo, Abigail, aiutata da Fletcher Chace (ex agente della CIA ed esperto negoziatore, assunto appositamente da Getty senior), sbarca a Roma per cercare di salvare suo figlio, dando così inizio ad una lunga e drammatica contrattazione con i rapitori. Cupo dramma criminale di Ridley Scott, ispirato (con diverse licenze romanzate) alla reale vicenda di cronaca nera del rapimento di Paul Getty junior, che, nella seconda metà del 1973, monopolizzò per 5 mesi le attenzioni dell'opinione pubblica mondiale (e di quella italiana in particolare). E' un film teso e tetro, affascinante nella ricostruzione ambientale d'epoca e nella caratterizzazione archetipale del vecchio Getty come simbolo del capitalismo, del suo lato avido e insaziabile, l'emblema di "tutti i soldi del mondo" e, probabilmente, di tutti i mali del mondo. Più che interessarsi agli aspetti polizieschi e giudiziari della vicenda (comunque presenti in alcune sequenze d'azione e nella lunga parte dell'indagine di Chace), l'intento principale del regista è quello di tracciare una oscura parabola metaforica sul potere del denaro e su come questo prevalga su tutto il resto (famiglia compresa) nella spietata logica del capitalismo d'alto bordo. Una logica che non è poi troppo distante da quella dei delinquenti rapitori. Peccato però che Ridley Scott, che ormai ha smarrito da tempo il graffio perfido e incisivo del grande autore, non affondi mai realmente il coltello nella ferita, ma si limiti ad un lavoro di superficie, con molti stereotipi, slogan retorici e luoghi comuni (a cominciare da quelli sull'Italia e sugli italiani che sono immancabili in tutte le produzioni hollywoodiane ambientate nel "belpaese"). Eppure stavolta c'erano davvero i presupposti per tornare in auge e realizzare un film di ottimo livello: una storia importante, un'idea potente ed un cast di grandi attori (Michelle Williams, Christopher Plummer, Mark Wahlberg), in cui spicca il compianto Plummer, che ci regala una memorabile interpretazione del vecchio Getty (candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista per l'occasione). Meritano una menzione anche Romain Duris e il nostro Marco Leonardi, eccellenti e credibili nei rispettivi ruoli di criminali calabresi. Più che per i meriti artistici il film ha fatto molto parlare di sè per la rocambolesca "cancellazione" dal cast di Kevin Spacey, che era stato inizialmente reclutato dal regista per interpretare Getty senior e che aveva anche finito di girare tutte le sue scene. Dopo che il grande attore è stato travolto dalla nota vicenda giudiziaria (e dallo scandalo mediatico) per le accuse di molestie sessuali, la puritana Hollywood ha deciso di bandirlo senza appello e relegarlo nel dimenticatoio per mettere a tacere eventuali illazioni future, prendendo le distanze da ogni possibile forma di coinvolgimento, connessione o comunicazione con il suddetto "indesiderabile". La produzione ha quindi deciso di eliminare le scene con Spacey, ingaggiare un altro attore (l'ottimo Plummer) e fargli rigirare tutte le scene, ovviamente coinvolgendo di nuovo gli altri attori necessari. Al di là di ogni considerazione di carattere moralistico, ma limitandosi meramente al discorso cinematografico, il dubbio spontaneo che nasce per gli appassionati è: potremo mai vedere le scene girate da Spacey per valutare chi, tra lui e Plummer, è stato più bravo? Forse a Hollywood esiste un "potere" che può essere paragonato a quello del denaro: l'ipocrisia.
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