martedì 3 agosto 2021

Il gatto a nove code (1971) di Dario Argento

Un cieco appassionato di enigmistica e un giornalista si trovano casualmente coinvolti in una catena di misteriosi delitti e iniziano a indagare per conto loro. La chiave di tutto sembra risiedere in un istituto scientifico di avanguardia che si occupa di ricerche genetiche e nella scoperta di una particolare terna cromosomica (chiamata fattore "XYY") che determina la predisposizione al crimine nei soggetti che la posseggono. A mano a mano che i due improvvisati detective si avvicinano alla verità, il killer continua a colpire per nascondere le sue tracce. Il secondo lungometraggio di Dario Argento è un giallo all'italiana altalenante negli esiti, prolisso nei dialoghi e tortuoso nella sceneggiatura, qua e là zoppicante. Il regista romano, dopo il grande successo riscosso con il suo fortunato esordio (L'uccello dalle piume di cristallo, 1970), ne sovverte coraggiosamente gli elementi topici, attenuando la violenza grafica e le scene di sangue (qui quasi totalmente assenti), in favore di un intreccio poliziesco che ammicca al mistery hitchcockiano connotandolo dello sguardo onirico e del tono nevrotico tipici del suo stile di manierista esasperato. I risultati non sono però del tutto all'altezza delle aspettative a causa di un lavoro di scrittura confuso, di personaggi scialbi, di evidenti forzature narrative e di una incerta gestione delle sfumature (le scene di suspense si alternano a dei maldestri siparietti comici che sfiorano il ridicolo involontario). A parte il solido Karl Malden, attore di navigata esperienza, il resto del cast appare incerto e posticcio, in particolare la fascinosa Catherine Spaak (inclusa nella squadra di attori perchè il suo nome era ai tempi un buon richiamo per gli spettatori), che sembra totalmente avulsa e fuori parte, nonché in estremo disagio nell'unica scena di nudo prevista dal copione. Il film fu un assoluto flop di critica mentre ottenne un ottimo riscontro al botteghino nazionale; eppure non mancano comunque gli elementi notevoli, principalmente di natura stilistica: la splendida sequenza del cimitero, gli inserti subliminali disturbanti, il primo piano dilatato della pupilla dell'assassino che vede ciò che agli altri sembra sfuggire. Funzionale e accattivante la colonna sonora di Ennio Morricone, in particolare il tema "Ninna nanna in blu". Il titolo del film si riferisce alle nove diverse tracce che i due protagonisti devono seguire per ricomporre il puzzle investigativo e svelare l'identità del killer.
 
Voto:
voto: 2,5/5

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