venerdì 6 agosto 2021

Niente velo per Jasira (Towelhead, 2007) di Alan Ball

Jasira ha tredici anni ed è sballottata tra una madre irlandese che vive a Syracuse ed un padre libanese autoritario di religione cattolica che abita a Houston, in Texas. La ragazzina trascorre molto tempo da sola ed è turbata dal suo corpo che cambia in fretta e dalle prime scoperte sessuali verso cui si sente precocemente attratta. Inizia così un pericoloso gioco di seduzione con maturo vicino di casa, padre del bambino a cui fa da baby sitter, che la guarda "in un certo modo" e accende la sua fantasia adolescenziale. Controverso esordio registico dello sceneggiatore Alan Ball (balzato agli onori della cronaca per avere scritto il pluripremiato American beauty del 1999, per il quale ha vinto anche un Oscar), con questo torbido dramma erotico tratto dal romanzo "Beduina" ("Towelhead") di Alicia Erian. Alla sua uscita il film ha suscitato scandalo per i suoi contenuti indubbiamente forti (sesso adolescenziale, pedofilia, razzismo, bullismo, discriminazione culturale), facendo arrabbiare particolarmente gli islamici che si sono visti inevitabilmente "tirare in ballo" in una storia che non ha praticamente nulla a che vedere con la loro religione (il padre di Jasira è cattolico e politicamente filo-americano). L'assurdo e maldestro titolo italiano ha poi ulteriormente peggiorato le cose. Inizialmente il film è uscito negli USA con il titolo Nothing Is Private, poi modificato in Towelhead, seguendo quello del libro ispiratore (in inglese "Towelhead", ovvero con l'asciugamano in testa, è un dispregiativo utilizzato nello slang popolare per definire gli arabi). Al momento entrambi i titoli sono generalmente accreditati per la pellicola nei paesi anglofoni. Il regista (autore anche della sceneggiatura) cerca di rifare una nuova versione del suo capolavoro American beauty, ovvero una fosca satira al vetriolo contro il perbenismo americano e il lato oscuro della middle class, spostando la sua attenzione sulla complessa età adolescenziale e sugli immigrati che si sono integrati con successo nel tessuto sociale statunitense. Il sesso diventa quindi elemento perturbante, strumento di ribellione e metafora rivelatrice del conformismo tipicamente borghese, che nasconde sotto una patina di vacuo moralismo un groviglio di pulsioni selvagge, segreti inconfessabili e scheletri nell'armadio di cui rabbrividire. Ma l'intento dell'autore riesce solo in parte perchè, se la scottante materia viene raffigurata con la giusta delicatezza e senza enfasi morbosa (anche grazie alla bravura degli attori), il film inciampa in qualche caduta nel kitsch (i sogni erotici di Jasira) e in un finale troppo inverosimile e rassicurante alla luce di tutto il gran "polverone" sollevato in precedenza. Più interessante invece l'accusa di assenteismo e di disinteresse verso i reali problemi personali dei figli rivolta ai genitori: troppo impegnati, troppo infantili, troppo distratti, troppo egoisti o troppo rigidi nelle loro convinzioni per rendere la loro presenza realmente costruttiva, affettiva ed educativa. Di notevole spessore il cast in cui tutti si dimostrano encomiabili, in particolare la diciottenne Summer Bishil (che sembra nata per interpretare Jasira e il suo conflitto interiore, in bilico tra malizia e tormento, nella scoperta della femminilità e della sessualità), Aaron Eckhart (che ricopre con sfumata ambiguità il ruolo più ingrato), una compassionevole Toni Collette e il misconosciuto Peter Macdissi.

Voto:
voto: 3/5

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