Adam Bell è un mite professore di Storia all'università di Toronto, che vive una vita grigia tra lavoro, una relazione sentimentale complicata ed una madre ingombrante. Tutto cambia dopo la visione di un film che ha noleggiato su consiglio di un collega, in cui nota, con estrema sorpresa, un attore che è fisicamente identico a lui in tutto e per tutto. Incuriosito e turbato, Adam inizia ad indagare, scopre chi è e dove abita e, come spinto da una forza misteriosa, inizia ad insinuarsi nell'esistenza di questo suo "doppione". Affascinante thriller psicologico di Denis Villeneuve, ispirato al romanzo "L'uomo duplicato" di José Saramago e sceneggiato da Javier Gullón. E' un inquietante mistery d'atmosfera, di evidente matrice allegorica, una sorta di quieto incubo ad occhi aperti con inserti grotteschi surreali, una parabola onirica solo apparentemente enigmatica, ma che possiede un nitido impianto teorico di base, la cui interpretazione non dovrebbe sfuggire allo spettatore mediamente attento, a cui tra l'altro il regista offre validi aiuti di evidente simbolismo a cui appigliarsi: il titolo, la citazione d'apertura ("Il caos è ordine non ancora decifrato"), i ragni, il "panem et circenses" delle lezioni di Adam e, ovviamente, il doppio (che potrebbe essere sia reale che metaforico, ma non è certamente questo l'aspetto più importante). Evitando ogni sorta di spoiler, si può affermare che il senso profondo di questa suggestiva opera sull'io è collegato a come le ragnatele di un tirannico ordine costituito esterno (le donne, il conformismo sociale, una educazione repressiva) indirizzino la vita e le scelte del protagonista, rendendolo insoddisfatto e frustrato, il portatore inconsapevole di una "maschera" quotidiana che non corrisponde alla sua vera identità. Ma, come suggerisce il finale, la ricerca di un io alternativo riporta inevitabilmente a ricadere nei medesimi percorsi da cui si cercava di fuggire senza una reale comprensione e accettazione a priori di sè stessi, perchè spesso siamo proprio noi il nostro peggior nemico, nel momento in cui rinunciamo a capire e a perseguire i nostri veri desideri, accettando pavidamente un modello di vita "tranquillo" che altri hanno predisposto per noi. Il tema del doppelganger (che ha ispirato tantissime opere letterarie e cinematografiche) viene declinato dall'autore in maniera originale, mostrandoci principalmente le reazioni "a specchio" che questo suscita attraverso le espressioni dei volti dei due personaggi femminili principali (Mélanie Laurent e Sarah Gadon). Magistrale doppia interpretazione di Jake Gyllenhaal, un attore che sembra ormai quasi naturalmente connotato ad un tipo di cinematografia autoriale, cult e surreale. Da menzionare la fotografia virata in ocra, le citazioni a grandi Maestri come Kubrick, Cronenberg e Lynch (in tal senso un indizio decisivo potrebbe essere la presenza nel cast di Isabella Rossellini nel ruolo della Madre) e l'apparizione, in un breve e visionario fotogramma, del "Maman" di Louise Bourgeois, una scultura a forma di ragno gigante che viene mostrato incombere sullo skyline di Toronto.
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