Dal romanzo omonimo di Steven Pressfield. Rannulph Junuh è un giovane fuoriclasse del golf di Savannah (Georgia). All'inizio degli anni '20 il nostro torna sano e salvo dalla Prima Guerra Mondiale ma spezzato nell'animo, pieno di traumi e di angosce, inizia a ubriacarsi per dimenticare e sopportare il peso degli orrori che lo hanno segnato nel profondo. Spento, sfiduciato e depresso, Junuh si trascina stancamente in una grigia sopravvivenza. Dieci anni dopo viene organizzato un torneo di golf con i più grandi giocatori americani e qualcuno si ricorda anche di lui. Ma Junuh ha bisogno di allenarsi nel corpo e nella mente per ritrovare gli stimoli e la fiducia necessari ad affrontare la sfida. Sarà aiutato da una bionda appassionata e da un misterioso caddie afroamericano dal cuore d'oro, che sembra uscito dal nulla e si mette al suo servizio. Il suo nome è Bagger Vance. Dramma sportivo di Robert Redford sotto forma di delicata favola elegiaca, carica di buoni sentimenti, nobili intenzioni, messaggi edificanti, slanci solidali e sereno ottimismo. E' un film metaforico sul tema della seconda occasione, sul "non è mai troppo tardi", fedele allo stile dell'autore: democratico liberale dal tocco lieve, di nobili principi ma anche di vigorose ambizioni, in cui non manca quella, tipicamente americana, del primato eroico. Visivamente e moralmente è un'opera che rasserena, bene interpretata da Will Smith, Matt Damon e Charlize Theron, ma il suo programmatico incedere con risolutezza verso il finale atteso, senza mai sbandamenti o ambiguità di sorta, unito al linguaggio tecnico di uno sport non esattamente per tutti come il golf, lo rendono alla lunga sfiancante, melenso, un po' patetico e in fin dei conti innocuo. "Interessante" come un bel giovanotto d'altri tempi, tirato a lucido, inamidato, educato, composto e dai modi affettati. Da segnalare la fotografia di Michael Ballhaus, che adotta cromatismi e luminosità diverse a seconda delle tre epoche illustrate nel film, e l'ultima apparizione cinematografica del grande Jack Lemmon, che morì pochi mesi dopo la fine delle riprese.
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