Due pericolosi criminali dell'est europeo sbarcano a New York con un visto turistico: il ceco Emil Slovak, psicopatico pervertito, e il russo Oleg Razgul, un ragazzone un po' tardo che, con l'ossessione di diventare un grande regista, filma ogni cosa con una videocamera rubata. I due si lasciano dietro una scia di sangue e violenza, sulla quale indagano l'esperto detective Eddie Flemming e il vigile del fuoco Jordy Warsaw. All'apice della follia, Slovak decide di rapire Flemming e torturarlo, facendo riprendere tutto al suo degno compare, per poi vendere il video ad un giornalista senza scrupoli che ha costruito la sua carriera su una morbosa trasmissione televisiva che specula sul dolore delle vittime. Questo truce thriller metropolitano scritto e diretto da John Herzfeld, prende spunto dalla celebre frase di Andy Warhol, che recita: "In futuro, chiunque potrà essere famoso per 15 minuti". E' un film greve e disturbante, di becero sensazionalismo effettistico, che mescola per accumulo caos, sadismo ed efferatezze, con il presunto intento di muovere una critica al cinismo della tv spazzatura, che spettacolarizza senza ritegno le tragedie per solleticare il voyeurismo del pubblico e garantire la massima audience. Peccato però che il film ricada esattamente nelle medesime colpe che intende denunciare, oscillando in maniera convulsa tra ipocrisia ideologica, soluzioni narrative improbabili ed evidenti forzature inverosimili, pur di arrivare al suo teatrale finale ad effetto che è un tripudio di programmatico qualunquismo reazionario. Nel cast citiamo Robert De Niro, Edward Burns, Karel Roden, Oleg Taktarov e Vera Farmiga. In un breve cameo compare anche Charlize Theron, per ripagare una sorta di "debito" di riconoscenza verso il regista che le diede il suo primo ruolo importante nel film Due giorni senza respiro (2 Days in the Valley, 1996). Questa pellicola dimenticabile è una delle scelte sbagliate (alimentari?) di Robert De Niro, che poi diventeranno quasi abituali negli anni successivi.
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